Trama
Beatrice è una sedicente contessa, chiacchierona e miliardaria, che ama credere di essere in intimità con i leader di tutto il mondo. Donatella è una giovane donna tatuata e tranquilla, chiusa nel proprio alone di mistero. Entrambe sono ricoverate in un istituto mentale e soggette a misure di custodia cautelare. Insieme danno vita a un'imprevedibile amicizia che le porta a fuggire dalle costrizioni del trattamento per un'avventura alla ricerca di divertimento e di amore in quel manicomio a cielo aperto che è il mondo delle persone sane.
Approfondimento
LA PAZZA GIOIA: DUE MATTE IN FUGA
Diretto da Paolo Virzì e sceneggiato dal regista con Francesca Archibugi, La pazza gioia racconta l'imprevedibile amicizia tra due donne, Beatrice e Donatella, ospiti di una comunità terapeutica per pazienti con disturbi mentali e sottoposte a misure di sicurezza. Beatrice, interpretata da Valeria Bruni Tedeschi, è una chiacchierona istrionica, sedicente contessa e a suo dire in intimità con i potenti della Terra. Donatella, portata in scena da Micaela Ramazzotti, è invece una giovane donna tatuata, fragile e silenziosa, che custodisce un terribile segreto. Diventando amiche, le due daranno vita a una strampalata e toccante fuga alla ricerca di un po' di felicità in quel manicomio a cielo aperto che è il mondo dei sani.
Con la direzione della fotografia di Vladan Radovic, le scenografie di Tonino Zera, i costumi di Katia Dottori e le musiche firmate da Carlo Virzì, La pazza gioia viene così descritta dal regista in occasione della presentazione del film alla Quinzaine des Réalisateurs 2016: «Dopo Il capitale umano, avevo tra le mani una dozzina di pagine di soggetto con protagoniste due pazienti psichiatriche dai caratteri opposti che si ritrovano, un po’ per caso, a scappar via dalla struttura clinica che le ospita. Una fuga dalle regole, dalle misure di sicurezza, dalle costrizioni della cura che diventa un girovagare sconclusionato ed euforico nel mondo fuori.
Volevo che fosse una commedia, divertente ed umana, una storia che a un certo punto non avesse paura persino di tingersi di fiaba, o addirittura di trip psichedelico, ma che non fosse campata in aria. Volevo raccontare anche l'ingiustizia, la sopraffazione, il martirio di persone fragili, di donne stigmatizzate, disprezzate, condannate, recluse. E però senza farlo diventare un pamphlet, un documentario di denuncia - ce ne sono già in giro di eccellenti. Cercavo, semmai, tracce di felicità, o perlomeno di allegria, di eccitazione vitale, anche nel momento della costrizione, dell'internamento. Si può sorridere o addirittura ridere raccontando il dolore, o è qualcosa di impudico, di scandaloso? Speriamo di sì, che si possa, perché è la cosa che preferisco nel fare un film. Per esempio in questo film, a un certo punto, mettiamo in scena un episodio tra i più feroci che mi sia capitato di filmare. Eppure mi rendo conto di aver cercato di raccontarlo con un tono persino felice. Mi è sembrato che fosse l'unico modo autentico che avevo a disposizione per avvicinarmi a un mistero altrimenti impenetrabile.
Prima di scrivere il copione, io e Francesca Archibugi abbiamo cominciato col rompere le scatole a psichiatri e psicoterapeuti veri, dei quali avevamo adocchiato libri ed articoli, in libreria, sulle riviste, nei blog. Abbiamo chiesto loro di prenderci per mano e di accompagnarci nel mondo della strutture cliniche, delle loro storie di terapie. Abbiamo incontrato, nei luoghi della cura, i più diversi tipi di pazienti: i catatonici, gli eccitati, i melanconici, gli impiccioni, i sospettosi, i logorroici. Mi viene da aggiungere: come nella vita di tutti i giorni. Tra loro c'erano anche persone che le istituzioni, i giudici, i servizi sociali avevano sancito come pericolose, per aver compiuto gesti tali da condurle alla reclusione negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Ed in questa esplorazione ci sono subito passate sotto gli occhi una gran quantità di Beatrici e di Donatelle, così sulle prime non riuscivamo a trattenerci dal far le classiche domande stupide: Che disturbo ha? Che malattia ha? Cos'è, una bipolare? Una depressa? Una borderline? Ma interessandosi alle vicende di ciascuna, ficcando il naso in quei vissuti spesso tumultuosi, abbiamo trovato tanta di quella trama che ci siamo appassionati proprio nel non definire l'identità di quelle persone con un referto medico, con il nome del loro disturbo, con i farmaci da prendere, col piano terapeutico. Volevamo soprattutto stare dalla loro parte. E stare dalla parte di Beatrice e di Donatella, con tutti i loro pasticci e le loro cazzate, significava riaffermare invece l'importanza, la totale preminenza della loro storia, fatta di tribolazioni, abusi, subiti e perpetrati, ma in tanti lati anche buffa, delirante, comica, scombiccherata. Le abbiamo amate scrivendole, le ho amate filmandole, perché ci facevano ridere, perché anche sul set, nel momento in cui sono diventate due esseri in carne ed ossa, nel loro stare insieme trasmettevano una misteriosa, irresistibile, contagiosa allegria. E quindi posso dire che se è vero che in questo film abbiamo messo in scena momenti cupi, sconsolati ed anche violenti, mi è sembrato per altri versi di non aver mai filmato tanta esaltazione, tanta ebbrezza, tanta ilarità».
Trailer
Scrivi un commento breve (max 350 battute)
Attenzione se vuoi puoi scrivere una recensione vera e propria.
Commenti (22) vedi tutti
Un tema affrontato senza sbavature o forzature buoniste. Le scene identiche ai famosi film come Thelma e Louise ed altri sono volute citazioni che danno pregio al film. La buona sceneggiatura e le attrici di livello lo rendono decisamente interessante interessante. Voto 7
commento di giancaudioDiscreto, ma la volontà di strappare lacrime a tutti i costi è troppo forzata. Grande interpretazione della Tedeschi. 5,5
commento di BradyIl film non è male, ma non è certo il migliore che ho visto. È anche un po’ troppo lungo per la storia che deve raccontare. Rispetto agli altri film qui la comunità è vista come una specie di “rifugio” rispetto al mondo esterno che sembra più crudele. Comunque interessante ed a tratti commovente
commento di Utente rimosso (arwen88)Brave protagoniste ma le loro parti sono odiose.
leggi la recensione completa di tobanisOttimo Virzì
leggi la recensione completa di Furetto60Ennesima commedia abbastanza azzeccata di Virzì, che riprende alcuni temi del cinema americano, da Qualcuno volò sul nido del cuculo a Thelma e Louise. Due donne rinchiuse in una comunità per pazienti psichiatrici con problemi con la giustizia fuggono. Un po' alla volta emergono le cause familiari e sociali del loro disagio. Film un po' triste.
commento di ENNAHUn bellissimo film che diverte e commuove, dai tempi dei migliori Monicelli, Risi e Comencini non si vedeva qualcosa del genere. Strepitose le due protagoniste. Sembrava impossibile superare Thelma e Louise, ma Virzì e le sue attrici ci sono riusciti. Massimo voto.
commento di gherritEnnesimo exploit di Paolo Virzì, che firma ancora una volta una commedia che nel finale sa commuovere. Il regista ci trasporta per un buon pezzo di Toscana assieme alle due protagoniste, facendoci partecipare alle loro scorribande e alle loro ribellioni, rendendoci parte delle loro gioie momentanee.
leggi la recensione completa di michemarUna storia dolente,poetica e a suo modo reale tra la provincia italiana.Due attrici in stato di grazia.Per me 7/8.
commento di ezioDue attrici in stato di grazia raccontano la singolare amicizia tra due anime fragili e perdute, in bilico tra dolore e voglia di rinascita.
leggi la recensione completa di Fanny SallyBravi tutti.
commento di Stelvio69Un viaggio on the road nella speranza di trovare un briciolo di felicità
leggi la recensione completa di lino99Il mio punto di vista è concentrato sulla trama, le protagoniste e la loro condizione di difficoltà reale. Descrive molte scene e parla della Tedeschi in modo entusiasta. Racconta in fine, in breve, che io faccio parte di quel mondo considerato dei DIVERSI e sono alla ricerca della felicità e simili. In sintesi dico che il film è bello e va visto.
leggi la recensione completa di arizonajuniorUna salsa italica retorica e prolissa.
leggi la recensione completa di siro17Un film perfetto.
leggi la recensione completa di Carlo CerutiCon questo film torna il Virzì più in forma, capace di affrontare un tema importante e delicato, quello della malattia mentale e dell'emarginazione che essa comporta. Lo fa, come suo stile, in forma leggera ma coinvolgente con due splendide interpreti.
commento di Artemisia1593Sfinito dai film fantasy, ho riepiegato su questa commedia italiana di Paolo Virzì. Nel trailer senbrava che fosse un road movie alla "Thelma & Louise", invece è più vicino a "Qualcuno volò sul nido del cuculo" e a "4 pazzi in libertà". Le due interpreti sono in parte, specie Valeria Bruni Tedeschi, bravissima nel ruolo di ex-riccona ciarliera.
leggi la recensione completa di Marco Poggila musica di gino paoli è bellissima, la regia buona ma un pò lenta, nel secondo tempo migliora
commento di ]Spectre[Dopo "Il capitale umano", Virzì ritorna sulla via della ricerca di un dialogo tra la ricca borghesia, con i suoi valori, e la società “diversa”. E ci riprova ricorrendo all’espediente della follia. E’ in questa dimensione della mente che egli trova la credibilità di un avvicinamento.
leggi la recensione completa di viacristallini99Un po' infantile e un po' sopra alle righe ma girato bene. Si può vedere.
commento di iroTitolo fortemente sarcastico per un film dove non c'è gioia e la pazzia è un pretesto: nella prima parte, per provocare il sorriso (e in alcuni spettatori anche la risata) e nella seconda per muovere al pianto. Manca l'indignazione: ma un film sulla malattia mentiale che non provochi indignazione non può dirsi riuscito.
leggi la recensione completa di SpringwindThelma e Louise nel Paese della furbizia e della corruzione, ma pure dell'accanimento contro i vinti: In questo teatro si incontrano Beatrice e Donatella, anime instabili protese alla ricerca di ciò che veramente conta nelle loro indolenti ed infelici esistenze. Per Virzi un gradito ritorno alle origini non esente da incertezze.
leggi la recensione completa di alan smithee