Regia di Massimiliano Bruno vedi scheda film
Ci sono quelli che per sopravvivere devono smettere di vivere. Devono annullare ogni pretesa, buttare all'aria ogni progetto, calpestare ogni sogno, accontentarsi spesso è l'unico modo per continuare a respirare.
Massimiliano Bruno mette da parte per un attimo la leggerezza delle sue pellicole, che comuqnue di fondo hanno sempre avuto temi spinosi, e si concentra sul lato drammatico di una di quelle situazioni agli estremi: Luciana lavora in una fabbrica, ed è grazie a questo lavoro che mantiene anche il marito Stefano, uomo con un senso per gli affari tutto suo e con ooca voglia di lavorare. Quando rimane incinta e di conseguenza perde il lavoro, Luciana e la sua famiglia arrangiata sprofondano in uno stato di degrado mentale che avrà delle conseguenze drammatiche.
L'idea di affidare alla Cortellesi il ruolo di Luciana e a Gassmann quello di Stefano, sembra aver creato un equilibrio, seppur strano a vedersi, capace di dare ai personaggi uno spessore caratteriale degno della storia che raccontano e allo stesso tempo, le caratteristiche idonee a rendere al meglio l'idea di ciò che si sta raccontando.
In sostanza però, la pellicola di Bruno, non spicca mai veramente il volo. Ancorata ai luoghi comuni e alle conseguenze di rito con quel non sense di fondo che sembra essere il "tutto va come deve andare", di cui il finale frettoloso e non esplicato a dovere, o almeno nel modo in cui meritava, è il capostipite, priva la pellicola di quello stesso coraggio che in Luciana è così spiccato che quasi spaventa e lascia allo spettatore la responsabilità di concludere un racconto che ha del vero, con la propria fantasia che però non è stata alimentata a dovere.
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