Regia di Massimiliano Bruno vedi scheda film
È interessante, il cinema di Massimiliano Bruno. Suo malgrado? Recitato da attori teatrali e televisivi della scena romana, macchiettistico nella definizione dei personaggi e poco raffinato nel narrarne l’evoluzione, interessato a restituire in un racconto popolare, triviale, questioni sensibili. Gli ultimi saranno ultimi adatta un monologo scritto da Bruno per Paola Cortellesi, storia del precario e felice mondo di una lavoratrice che si frantuma a causa di una gravidanza: un paradosso? Non lo era nemmeno per la donna in carriera di Ho ucciso Napoleone, figuriamoci per un’operaia in questi giorni mesti, in questo provincialismo d’anima. Guerra tra poveri pari, oblio del termine empatia, degrado che rinuncia alla farsa di Nessuno mi può giudicare, miseria che induce Bruno ad abiurare il privilegio dell’umorismo. E mentre la storia con Fabrizio Bentivoglio, nel ruolo di un poliziotto sottoposto a stalking crudele, scorre in parallelo, il film si fa carico - con commedianti mai credibili, con una scrittura fuori misura - dello sfinimento e della disperazione della sopravvivenza: ne esce un grezzo ma efficace mélo sociale, una sceneggiata ultra kitsch di forte impatto emotivo, un film che nel brutto trova una sua urgenza (si veda il terrificante, potente montaggio su Quello che non c’è degli Afterhours) e nella sciatteria irruente una sua verità. Persino il solito lieto fine possiede una sua aura ambigua e magnetica: tanto posticcio da sembrare sarcastico, e impossibile.
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