Regia di Gurinder Chadha vedi scheda film
Film dalla splendida confezione ma dal contenuto scarno
1947. La guerra è da poco finita e Winston Churchill è già considerato storia quando il visconte Louis Mountbatten viene inviato dal cugino Re Giorgio VI a gestire il passaggio di consegne dal Governo di sua maestà a quello che si sta formando in India. La Gran Bretagna ha vinto la guerra ma ne è uscita con le ossa rotte perciò si prepara ad una dignitosa uscita di scena in molte delle colonie imperiali. In India però la situazione è assai complicata poiché i leader delle principali etnie religiose perseguono linee politiche contrapposte circa il futuro del paese. In particolare il principale esponente politico musulmano Mohammad Ali Jinnah preme per la divisione dello stato indiano e la nascita di un nuovo stato musulmano, il Pakistan. Il film è ambientato a Delhi all'interno del palazzo che ospitava il vicerè britannico e la sua famiglia, ed ha per protagonisti, oltre a quest'ultima, alcuni membri della servitù mentre l'India, dilaniata da feroci conflitti tra indù e sikh da una parte, e musulmani dall'altra, attende trepidante la conclusione del processo d'indipendenza e la fine delle violenze. Il film è senz'altro interessante da un punto di vista didattico poiché racconta un pezzo di storia britannica sconosciuta in Italia, supportato da una ricostruzione scenica notevole come testimoniano i filmati d'epoca nei titoli di coda.
Il film della Chadha, presentato, fuori concorso, a Berlino, è un'opera sufficiente ma non certo esaltante. È troppo patinata e non priva di retorica. I personaggi mancano delle necessarie sfaccettature psicologiche. La violenza non viene mai messa in scena preferendo una via più sicura e convenzionale come l'utilizzo di filmati storici che, se inseriscono gli avvenimenti narrati nel preciso contesto storico, al contempo non riescono a creare il giusto coinvolgimento emotivo. È senz'altro più avvincente la ripartizione della posate o dell'enciclopedia tra personale indiano e pakistano che le drammatiche vicende della popolazione. La regista (in co-produzione, tra gli altri, con BBC) sembra aver scritto un film tv capace di sfruttare la nostalgia dei fan della serie cult "Downton Abbey". Non a caso il protagonista è Hugh Bonneville e quando una scena che lo vede protagonista del rito di vestizione, da parte dei suoi valletti, si materializza nella sua totale inutilità, ci sembra di essere tornati nello Yorkshire del primo dopoguerra. Peccato che stavolta manchi la sagacia e l'ironia dell'immensa Maggie Smith.
Cinema Teatro Santo Spirito - Ferrara
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