Regia di Kenneth Lonergan vedi scheda film
Intenso dramma umano. Ottimo film di Kenneth Lonergan. Interpretazione maiuscola di Affleck
Lee è un giovane di poche parole, apatico, scostante, decisamente depresso, che vive solitariamente in un seminterrato e sbarca il lunario, facendo delle piccole riparazioni, presso una portineria a Boston. Un giorno riceve la notizia che suo fratello maggiore Joe è ricoverato in ospedale a causa di un attacco cardiaco. Lee, suo malgrado, deve ritornare nella sua città natale,” Manchester by the sea,” ma lo fa malvolentieri perché scopriamo, attraverso dei ripetuti flashback, che è stata teatro di una sua terribile tragedia familiare. I silenzi e lo sguardo assente di Lee, trasmettono fin dal primo momento l’ombra di un passato travagliato e doloroso che, mano a mano viene a galla, riportandoci all’intensità del suo dramma. Lee viveva una volta in quella città, felicemente insieme a sua moglie Randi e ai loro tre bambini, finché un giorno, un po’ per fatalità un po’ per sua negligenza, era alticcio, come spesso gli accadeva, la sua casa aveva preso fuoco ed era stata distrutta dalle fiamme e i figli rimasti prigionieri al suo interno, erano morti carbonizzati. Lee anche se scagionato dalla polizia, per il forte senso di colpa, aveva provato inutilmente a suicidarsi, tuttavia la moglie ritendendolo comunque responsabile, lo aveva lasciato, e cosi Lee aveva deciso di trasferirsi a Boston .Il protagonista è dunque, un uomo tormentato, un individuo in balia degli eventi, senza alcun barlume di luce nel suo sguardo, privo di qualsiasi energia vitale, completamente annichilito, da un’indifferenza autodistruttiva, non riesce a elaborare un lutto cosi grande, non si perdona un errore fatale, una famiglia distrutta, una felicità evaporata. Chiuso dentro il suo personale inferno, si trascina dentro una vita rifiutata di continuo, come se il suo essere ancora vivo, fosse una colpa e al contempo un’espiazione. Arrivato all’ospedale, scopre che il fratello è già deceduto, a quel punto è costretto a restare nella cittadina per organizzare il funerale e soprattutto trovare il modo di comunicare la notizia a suo nipote Patrick, figlio del defunto. Gli viene proposta dal notaio, la sua tutela ma questo lo manda in crisi, potrebbe significare un’altra possibilità, ma invece ne ricava solo nuovo malessere, altra inadeguatezza, ulteriore sofferenza. Il ragazzo è molto radicato in quel territorio, dove ha una vita sociale e sentimentale intensissima, quindi non ha nessuna voglia di trasferirsi a Boston con lo zio, mentre di contro Lee vorrebbe lasciarsi alle spalle quel contesto dove le ferite aperte ricominciano a sanguinare, ma al contempo vorrebbe impedire l’affidamento di Patrick alla madre, un’ex alcolista emotivamente instabile, da tempo allontanata dal marito defunto e dal figlio, che gli sembra inadeguata. Peraltro l’incontro tra Patrick e la madre, è molto deludente e il nuovo compagno praticamente lo diffida dal cercare altri contatti con la mamma. Affleck è superlativo, non a caso ha vinto un Premio Oscar come Migliore Attore Protagonista, a far coesistere nell’animo di Lee, sentimenti cosi contrastanti, dilaniato da apatia e rabbia, nostalgia e repulsione. Indolente, e incapace di qualsiasi forma di affetto, un'anima in pena, che si muove tra presente e passato. Il suo dolore non si raffredda, rimane, agendo dal di dentro ed erode, esprimendosi con delle esplosioni di rabbia improvvisa, apparentemente immotivate e indirizzate alle persone sbagliate, che lo isolano sempre di più. Oltretutto ha un comportamento indifferente e tirannico, nei confronti del nipote, non comunica con lui. In effetti la svolta arriva solo quando il protagonista riesce “semplicemente” a guardarsi dentro e ad ammettere la sua debolezza. Dopo un drammatico incontro con l’ex moglie Randi, che è pentita per aver abbandonato il marito, finalmente ascoltando le ragioni del nipote, rivela la verità, non ce la fa a rimanere lì, troppi dolorosi ricordi, poi va ad abbracciarlo, come se entrasse realmente per la prima volta in contatto con lui. Accetta dunque la sua scelta di restare lì, affidandolo all’amico George, mentre Lee a questo punto, torna a Boston, riconoscendo soprattutto a se stesso, la sua disperazione e provando a metabolizzare il passato. La musica, la fotografia e l’ambientazione fanno da sfondo, alle emozioni del protagonista. Film drammatico, sofferto, ma comunque attraversato da speranza,” Manchester by the sea” è una intensa riflessione sul trauma e sul dolore. Attraverso il volto dolente di uno straordinario Casey Affleck, il terzo film di Kenneth Lonergan riesce a far vibrare le corde più iintime, scava nel profondo, esplora il sentimento del lutto. La storia per quanto narri il dolore, riesce ad essere comunque, di fondo ottimista e impregnata di umanità. Si sente tanto freddo in questo film, in tutti i sensi. L'ambientazione è in stretta connessione con Lee e con la storia. I cadaveri non possono essere seppelliti perché la terra è talmente gelida da impedirlo. Il gelo della città va in tandem, con il freddo interiore di Lee. La regia di Kenneth Lonergan, elegante, sobria e priva di fronzoli, crea un continuo parallelismo tra i luoghi e le persone, ambiente e stati d'animo. Campi lunghi e panoramiche su alberi innevati, navi ormeggiate, su un mare gelido e le perpetua insistenza al richiamo del ghiaccio, dagli obitori ai campi di hockey. Il dolore espresso, in ogni sua forma e declinazione. Lee è consumato dalla sua tragedia intima e il paesaggio si specchia nel suo gelo, anche la scansione temporale si adatta al suo stato d’animo, con dei tempi dilatati, a trametterci anche il ritmo del dolore. Ogni passaggio è amplificato, con i minuti che durano ore e le ore che sembrano giorni interi. Il film è cadenzato da tantissimi silenzi e molti sospiri di insofferenza. “Manchester by the Sea” è un'opera calzata nella vita normale e per questo risulta ancora più scioccante, introspettiva e di spessore. Ottimo film
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta