Regia di Kenneth Lonergan vedi scheda film
Manchester negli USA è nel New Hampshire, nel cui gelo invernale è ambientata la maggior parte di questo film, candidato a sei premi Oscar a questa edizione degli Academy Awards. Si comincia con un'ariosa uscita in mare, ma fa parte del passato: l'oggi del protagonista Lee è fatto di solitudine, un lavoro da portiere-tuttofare di quattro stabili, sfruttato e malinconico, e ubriacature al pub in solitaria, cui seguono spesso scontri con altri avventori. Eppure, nei ricordi, c'erano una moglie, tre figli, amicizie, un lavoro che rendeva. E quando viene informato della morte del fratello, la sua reazione è spiazzante, quasi come se gli avessero comunicato un ritardo del treno, anzichè la perdita di un consanguineo: perchè Lee mette a disagio le persone, con i suoi silenzi impenetrabili, e i suoi sguardi atoni. Il film diretto e scritto da Kenneth Lonergan, alla terza regia, che appare nel film brevemente nelle vesti di un passante con cui ha una discussione il protagonista, ha meno nominations degli altri rivali, ma tutte importanti, non tecniche, e potrebbe, a sorpresa, portare a casa qualcuno dei premi. Contrariamente a molto cinema di oggi, appare come un elogio della lentezza, e, in pratica, è senza musica fino a metà film, quando si decide a raccontare quello che è successo a quest'uomo sperso, apparentemente anaffettivo, senza più interesse in niente, ma che viene forzato a riprendersi delle responsabilità, divenendo il tutore di un nipote che ha l'egoismo vitale di un adolescente, e col quale si scontra ripetutamente, ma con il quale sviluppa un rapporto comunque forte. "Manchester by the sea" si prende tutto il tempo che ritiene di necessitare, oltre due ore e un quarto di proiezione, ma non dà mai la sensazione di eccesso di minutaggio, come quelle ballate aspre, ma che arrivano al cuore, per toccare lo spettatore ad un livello profondo. Casey Affleck, in un'interpretazione tutta in levare, dà un'interpretazione memorabile, di quelle che possono segnare la carriera di un interprete, in un film che, senza essere furbamente ricattatorio, riesce a commuovere, con un racconto di perdita e vita, che è un apologo sul perdono, sentimento nobile, come la pietà, e come lei non scontata o disponibile per chiunque.
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