Regia di Kenneth Lonergan vedi scheda film
“Modestia a parte, quello che penso funzioni per la gente è che almeno è un tentativo di essere veritiero. Non finge che si possa superare una cosa come questa. Non è cosparso di bugie, come tanta di quella robaccia sentimentale che si vede nei film e in televisione. C'è un vasto trascorso di persone che soffrono davvero e non sanno cosa farci. C'è qualcosa al riguardo che è di ristoro e di supporto perché così non ti senti solo.” [Kenneth Lonergan]
Quincy, periferia di Boston: Lee Chandler (Casey Affleck) è un silenzioso e scorbutico tuttofare che si danna a riparare tubi, buttare spazzatura e sturare cessi. Solitario, morto dentro, senza speranza: non può aver vissuto sempre così.
Una telefonata dalla natia Manchester-by-the-Sea, piccola cittadina del Massachusetts affacciata sul mare, irrompe nella sua grigia routine: il cuore di suo fratello maggiore Joe (Kyle Chandler), sofferente di scompenso cardiaco cronico, non ha più retto. Lee arriva all'ospedale troppo tardi, neanche in tempo per abbracciare un corpo vivo e fraterno. Con uno storico amico del defunto, George (C. J. Wilson), sbriga le pratiche necessarie e porta la triste notizia al figlio sedicenne di Joe, Patrick (Lucas Hedges), la cui madre è un'alcolizzata fuggita chissà dove già da molto tempo.
Quello che Lee non sa è che il fratello – ben conscio della propria condizione di salute – aveva disposto tutto tenendolo all'oscuro: è proprio lui ad esser stato nominato tutore del nipote Patrick, un adolescente sveglio e determinato, con la passione ereditata per le barche e la pesca d'alto bordo, ma inevitabilmente in un mare di problemi.
Lee è indeciso se tirarsi indietro, ma fatto sta che deve restare a Manchester per tutto l'inverno perché le temperature glaciali non consentono di interrare Joe, il cui funerale deve perciò essere posticipato verso la primavera. Una situazione già delicata di per sé è ulteriormente aggravata dal passato di Lee Chandler, fino a pochi anni prima un individuo ben noto a Manchester-by-the-Sea per un terribile evento che lo vide protagonista con l'ormai ex-moglie Randi (Michelle Williams)…
C'è il pesante zampino di Matt Damon dietro “Manchester by the Sea”: il precedente film di Lonergan, “Margaret”, ha visto la luce con circa cinque anni di ritardo a causa di un'infinita disputa (sfociata fino alle vie legali) fra il regista e la Fox Searchlight Pictures, che avevano un accordo per il quale il film non avrebbe dovuto sforare i 150 minuti; pur avendo i diritti per il final cut, Lonergan si rivelò incapace di tagliare la sua versione di 186 minuti e la cosa generò una lunga serie di strascichi, culminata con la modestissima uscita nelle sale di “Margaret” nel 2011 in versione tagliata e in DVD in versione director's cut nel 2012. Un disastro commerciale senza pari, nonostante i pareri positivi della critica.
Indebitatosi e rimasto fuori da certi giri, Lonergan riceve l'idea per il soggetto di “Manchester by the Sea” dall'attore e amico Matt Damon, il quale pare averlo spronato a scrivere una delle sue fluviali sceneggiature con l'impegno di produrgli il terzo film da regista e di recitarvi (poi sostituito nella seconda incombenza dall'amico d'infanzia Casey Affleck).
Presentato già un anno fa in larga anteprima al Sundance Film Festival e recentemente premiato con l'Oscar per la miglior sceneggiatura originale, “Manchester by the Sea” segna la piccola resurrezione dell'autore classe '62. Questo pur palesando dei difetti probabilmente alla radice dei problemi con la Fox, vale a dire: lungaggini, introduzioni di personaggi e situazioni forse superflui nell'economia (anche emozionale) del racconto, inconcludenza di alcuni dialoghi cruciali.
Ma Kenneth Lonergan viene dalla scrittura, prima teatrale e poi cinematografica, e sa senza dubbio narrare, sfruttando una certa abilità nel giostrare in maniera armonica flashback e presente. Il Lonergan regista muove la macchina pochino e lentamente, prediligendo una pluralità di angoli di ripresa e costringendo Jennifer Lame ad un lavoro di montaggio senz'altro estenuante ma più che soddisfacente. Sempre a proposito di collaboratori del comparto tecnico, da segnalare alla fotografia il lavoro assolutamente non banale di Jody Lee Lipes.
Lonergan è un tipo senz'altro emotivo, interessato al tema dell'elaborazione del lutto e del senso di colpa, con un approccio molto sentito alla propria materia filmica; al dolore non si risponde mai ricominciando a vivere, ma si sopravvive. Questa sofferta sincerità presenta un'altra faccia della medaglia, rappresentata dall'abuso di scene madri, sovraccaricate ed enfatizzate, con tanto di contrappunti musicali raramente appropriati (”Adagio in Sol minore” incluso). Per di più sono preannunciate, in special modo la prima, quella deputata a presentare la macchia nella vita passata di “quel Lee Chandler” dopo un'ora di film. Un equilibrio fra detto e non detto avrebbe giovato, laddove Lonergan decide forse di dire fin troppo. Quantomeno l'ironia risulta assai ben dosata – per quanto non sempre di felice riuscita – e piazzata con l'intento di stemperare il dramma nei momenti giusti.
“Manchester by the Sea” è ad ogni modo (buon) film di scrittura e di personaggi, che richiede dunque sforzi recitativi non da poco; e qui nulla da dire su Casey Affleck, attore mai considerato di primo piano e consacrato dall'Oscar per l'interpretazione di Lee Chandler: personaggio essenzialmente apatico, perennemente contrito e con un'evoluzione scarsa in corso d'opera, ma ben studiato da Lonergan e ben reso dal fratello minore di Ben. Michelle Williams è sempre brava, però sconta un personaggio inquadrato piuttosto malamente sul piano psicologico e inserito nel racconto con tempistiche poco funzionali. Niente male il giovane Lucas Hedges, lineamenti d'impatto e presenza scenica importante.
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