Regia di Kenneth Lonergan vedi scheda film
Con una scrittura degna di un grande romanzo americano contemporaneo, Lonergan, che è solo alla terza regia in quasi vent'anni, dirige questo struggente dramma sull'elaborazione del lutto, esistenzialista, che si ciba del mare freddo e del piccolo villaggio di Manchester-By-The-Sea, sulla costa atlantica del Massachusetts. Lee, interpretato da uno strepitoso Casey Affleck, perde il fratello ed è costretto a tornare, da Boston, proprio nel piccolo paese di pescatori per prendersi cura del nipote, ma la vita di Lee è segnata da una tragedia enorme, successa proprio a Manchester, che ha segnato la sua esistenza per sempre. Qui entra in gioco la maschera attoriale di Affleck, veramente bravo nel dare vita a un personaggio tormentato, senza mai eccedere in istrionismi particolari: un lavoro in sottrazione ma che riesce a comunicare tutto il dolore possibile. Attorno a lui vorticano personaggi veri, reali, che, per una volta, riescono a creare una catarsi fra chi osserva e le loro performance. Nonostante un respiro più ampio, "Manchester By The Sea" potrebbe essere figlio del cinema inglese dei Mike Leigh o dell'esistenzialismo belga dei Dardenne. Qui c'è più solennità, la stessa musica corale che sottolinea certi passaggi chiave, ne gonfia un po' i tratti, ma la soglia d'attenzione non si supera mai e la storia rimane credibile fino alla fine, mantenendo viva l'attenzione nonostante gli accadimenti siano piccoli, minimi, dentro l'alveo spaventosamente grande del lutto e della disperazione. Un film sul ritorno alla vita, sull'accettazione del fato, su ciò che si spezza per sempre, un film profondo e bello. Per me, un'autentica sorpresa.
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