Regia di Elia Kazan vedi scheda film
Grazie alla Mediateca di Milano (Archivio RAI), due ore di godimento totale a vedere, finalmente, "Un volto nella folla" (A face in the crowd) di Elia Kazan.
Mi ha conquistato subito: travolgente nel ritmo, visionario nelle intuizioni, recitato da una squadra di attori in stato di grazia: non solo Walter Matthau, Anthony Franciosa e Lee Remick (tutti qui in ruoli minori), ma sopratutto gli immensi Andy Griffith, nei panni di Solitario Rhodes, vagabondo cantante folk dalla personalità torrentizia che diventa uomo di spettacolo e profeta mediatico e Patricia Neal, la sua talent scout. Fra i due, opposti nelle caratterizzazioni (cinico, esterno e cialtrone lui, bollente dentro ma controllata e osservatrice lei) c'è una chimica meravigliosa.
Il film racconta il successo imprevedibile ed esplosivo (prima alla radio e poi in tv) di un "uomo qualunque" irriverente, sciolto, diretto, simpatico, capace di parlare alla "pancia" dell'americano medio, e l'inevitabile incontro di questo trascinatore con la politica, sintetizzato dalla battuta dell'uomo d'affari secondo cui la democrazia è governo di elites responsabili, e la TV va usata per dare consenso a queste elites.
Per un verso, "Un volto nella folla" è una profezia sul nostro oggi, con l'audience televisiva ed elettorale magnetizzata dal Caimano e dai vari trascinatori della Tv verità. E pullula di invenzioni come la gente che va a buttarsi nella piscina del proprietario della radio perché Andy Griffith gli ha detto che lui li aspetta lì tutti, oppure l'applausometro, oppure lo stadio gremito per osannare Solitario Rhodes (ormai diventato star) che deve scegliere una miss a un concorso di provincia nell'Arkansas.
Non è per questo che l'ho amato, però. Fosse stato un film sociologico o di denuncia, lo avrei rispettato, ma non avrei avuto tanta gioia, non avrei avuto voglia di urlare "Elia Kazan, Budd Schulberg (lo sceneggiatore), Andy Griffith, Patrica Neal.... siete grandi", come invece avevo (ma in Mediateca c'è obbligo di silenzio).
"Un volto nella folla" è un film pieno di calore, che disegna due ritratti forti: un uomo che riesce a trascinare e a sedurre, ma non ha la freddezza, e forse la cultura necessarie per capire fino in fondo il meccanismo in cui finisce, e una donna la cui forza nascosta è nel sapere registrare (o mandare in onda) quando non te lo aspetti.... un modo di denudare, in fondo.
Andy Griffith è stato davvero un cantante; dagli anni '50 in poi ha fatto molta televisione. In questo film è di una simpatia e di un'efficacia così travolgente che ti chiedi perché il cinema lo abbia usato così poco.
Patricia Neal ha fatto molto teatro e pochi film (fra i quali "Hud il selvaggio" con Paul Newman, per il quale vinse l'Oscar), ha avuto una storia infelice con Gary Cooper e poi è stata moglie dello scrittore Roald Dhal. Anche se sulle prime non mi ha colpito, mentre il film scorreva ne ho sentito fortemente il fascino.
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