Regia di Anthony Russo, Joe Russo vedi scheda film
Talvolta di alcuni grandi registi si usa dire che facciano sempre lo stesso film senza che questo suoni come mancanza di rispetto nei confronti del cineasta di turno. Rispetto al cinema che conta è infatti invalso tra una fetta della critica considerare la proposta di contenuti e circostanze oltremodo conosciute non già come il segnale di una mancanza d’ispirazione o, ancora peggio, il meschino tentativo di non cambiare gli ingredienti di una formula vincente. Al contrario se avete curiosità di leggere o ascoltare qualche resoconto di questo tipo vi accorgerete che in molti casi tale ripetitività viene legittimata, attribuendo all’arte in questione imprescindibili caratteristiche di continuità poetica, stilistica, narrativa. In altre parole stiamo parlando della cosiddetta variazione sul tema che in taluni è sintomo di una sublime ossessione creativa, in altri il capolinea della deriva postmoderna. Tutto questo per dire che il film su cui ci vogliamo soffermare, pur con innegabili differenze rispetto ai modelli autoriali di cui discutevamo - rintracciabili soprattutto nella popolarità nel prodotto offerto e nella propensione mercantile della confezione - presenta le stesse peculiarità di quei film di cui parlavamo all’inizio del nostro discorso. Captain America: Civil War diretto dai fratelli Russo più di altri film targati Marvel è infatti pensato per fare da trait union tra passato, presente e futuro dell’universo creato Stan Lee.
Complice una trama che si sviluppa dalla decisione del governo americano di limitare la libertà d’azione dei super eroi, accusati di aver messo a repentaglio le vite di migliaia di cittadini e per questo costretti a firmare il documento che ne imbavaglia gli straordinari talenti, Civil War chiama a raccolta, mettendoli uno contro l’altro – il motivo della tenzone deriva dalla decisione o meno di seguire il programma restrittivo – alcuni degli esponenti di punta della straordinaria progenie, anticipando, con un occhio al marketing e uno al glamour, alcune delle novità prossimamente sugli schermi che nello specifico riguardano una versione nuova di zecca dell’uomo ragno e la new entry rappresentata dalla pantera nera, primo super eroe africano in procinto di debuttare nel film diretto da Ryan Cooglar. Ora, visto e considerato che il vero autore di questo come degli altri film della scuderia non sono i registi, per lo più anonimi e irriconoscibili uno dall’altro, quanto piuttosto la Marvel stessa, dietro le cui file si nasconde un patrimonio di cervelli e professionalità lungamente sperimentate nel mondo del fumetto ed ora a suo agio pure in quello cinematografico, possiamo affermare che anche Civil Warabbia dalla sua il fatto d’essere parte integrante di un unicum rappresentato dall’insieme delle storie fin qui realizzate dalla Casa delle idee, nel quale quest’ultima si inserisce con perfetta sincronia.
Certo, l’idea dello scontro fratricida – appena visto in Batman vs Superman - così come la messa in discussione della figura del super eroe – inaugurata conWatchmen e diventata di moda a partire dalla saga degli X-Men – sono trovate tutt’altro che originali ma alcune chicche, come quella di un Uomo ragno in versione adolescenziale e, più in generale, la coolness che contraddistingue il body language dei suoi personaggi concorrono, insieme alla serialità di cui dicevamo, alla costruzione di un appeal di cui si fa fatica a fare a meno. Anche laddove in alcuni momenti il moltiplicarsi dei duelli e l’intensificarsi dei corpo a corpo rischiano di declassare Civil War a mero videogioco.
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