Regia di Maurizio Nichetti vedi scheda film
Ci misero quasi dieci anni Guido Manuli e Maurizio Nichetti per realizzare il loro film. Ma nessun produttore era disposto a rischiare, d’altronde negli anni ottanta i cartoni animati erano cose per bambini e la storia proposta da Manuli e Nichetti, che si combinava con l’animazione, non era esattamente rivolta ad un pubblico infantile. E poi in Italia non abbiamo mai voluto davvero credere nel cinema d’animazione. La sorte volle che tre anni prima Chi ha incastrato Roger Rabbit fosse uscito nei cinema, provocando una sorpresa non indifferente nel accoppiare persone reali e cartoni animati.
Tant’è che, comunque, quando finalmente il film fu girato, l’effetto fu comunque dirompente, perché non si era mai vista una roba del genere in Italia. Artigianale e gioioso, il film trasuda di sudore non soltanto nelle parti evidentemente più complesse (la contaminazione fra realtà e animazione) ma anche nella parte più tecnicamente semplice delle riprese dal vivo, perché raramente si trova nel cinema italiano un racconto così realmente lieve, leggero, spensierato.
Un omaggio a tutto ciò che gira intorno il cartone animato, dal doppiaggio manuale di vecchi cartoons (memorabile la capatina al ferramenta per trovare strumenti utili alla sonorizzazione) ai riferimenti e alle citazioni disseminate nell’intero film (la maglietta di Braccio di Ferro, i poster, gli adesivi di Topolino e Paperino e mille altri) fino al fantastico inserimento degli elementi animati, con l’idea di trasformare a poco a poco il già fumettistico Nichetti in un cartone animato (peraltro nudo, come Porky Pig) partendo dalle mani sbarazzine fino alla sequenza shock dello strappo della faccia davanti allo specchio e il finale con la liberazione sessuale.
Con le musiche funzionali di Manuel De Sica e gli apporti dell’ottima Mariella Valentini e di Patrizio Roversi, è soprattutto un veicolo anche per una strepitosa Angela Finocchiaro, nuda per mezzo film (la scena del cioccolato sul suo corpo resta un cult, ma il film non ha nemmeno una nota di volgarità) e con un mestiere assurdo (assiste gente perversa alla ricerca di compagnia che le assecondi: Remo Remotti come professore dalla voce infantile non si dimentica), spalla ideale di quel Maurizio Nichetti che, oramai è il caso di dirlo, è stato ed è il migliore della sua generazione. Un film quasi unico nel suo genere nel panorama italiano.
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