Regia di Ernesto Pagano vedi scheda film
Perché proprio in una città come Napoli si sta verificando un fenomeno tale per cui gli autoctoni residenti alle pendici del Vesuvio sono, mutuando la celeberrima frase di Totò, partenopei e in parte musulmani? L'imbarazzante documentario di Ernesto Pagano si tiene a indebita distanza di sicurezza da qualsiasi tentativo di analisi, trascura ogni possibilità di lettura sociologica, preferendo concentrarsi sui vaniloqui di fanatici transitati nel giro di pochi minuti dall'adorazione per San Gennaro a quella per Allah. Tra barbe lunghe, mitragliate di frasi fatte, madri perplesse, figlie propense ai matrimoni misti, tentativo di sfatare i pregiudizi sul nesso tra Islam e Isis, il film procede dando voce ai tanti napoletani che, abbracciata la parola del Corano, confidano su una giustizia universale che transiti per un pauperismo disposto ad affrancarsi dalle cose materiali, la risposta a crisi dei valori, avidità e consumismo dilagante. Nel frattempo, tra moschee improvvisate in mezzo alla strada e la democrazia rubricata a immondizia, Napoli rimane ancorata allo stereotipo di pizza e mandolino, magari in salsa rap. E il film recita il verbo di un buonismo posticcio senza mai minimamente problematizzare, ma rimanendo costantemente in superficie, attestandosi sotto il livello di guardia anche rispetto alla dimensione squisitamente cinematografica.
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