Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
Voglio solo che mi amiate è un esemplare percorso di autodistruzione, un dramma 'borghese' inevitabile ed inesorabile, una storia di un individuo che condizionato dal rapporto possessivo dei genitori è diventato un adulto incapace di affrontare i problemi della vita reale. Ma non solo. L'analisi fassbinderiana come sempre affronta in primo piano la dinamica sociale della storia, dove tutto gravita intorno al denaro, unica fonte in grado di esaudire i desideri consumistici e il raggiungimento di uno status sociale 'omologato' dalla società. Il gap fra chi possiede e chi no è il nocciolo del problema, dove simbolicamente l'accumulo di beni diventa un accumulo di disgrazie. La tragedia diventa totale, il montaggio permette al plot di navigare fra diversi piani temporali e ogni tanto con dei passaggi shock, di anticipare un dramma sociale, affettivo, esistenziale decisamente insostenibile. Così sui geniali titoli di coda, che testimoniano ancora una volta l'originale gusto grafico del regista, alla domanda rivolta a Peter:
- E' contento di essere vivo?
Non c'è una risposta, solo uno sguardo in fermo immagine, poi una smorfia, poi l'uscita di scena...
Bellissimo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta