Trama
Dopo dodici anni di assenza, uno scrittore torna nel suo paese natale per annunciare alla famiglia la sua morte imminente. Ne conseguirà una riunione di famiglia in cui ci si professerà amore attraverso i soliti litigi, e in cui i risentimenti parleranno, pur non volendo, a nome delle incertezze e della solitudine.
Approfondimento
È SOLO LA FINE DEL MONDO: DA UNA RAPPRESENTAZIONE TEATRALE DI LAGARCE
Diretto, sceneggiato e montato da Xavier Dolan, È solo la fine del mondo riadatta una rappresentazione teatrale di Jean-Luc Lagarce per raccontare la storia di Louis, uno scrittore che dopo 12 anni di assenza torna al villaggio natale per annunciare alla sua famiglia la sua morte oramai prossima. Rimproveri e rancori si susseguono nel corso di un pomeriggio, in cui lotte e faide tra i familiari si snodano attraverso diatribe alimentate dalla solitudine e dal dubbio.
Con la direzione della fotografia di André Turpin, le scenografie di Colombe Raby e le musiche di Gabriel Yared, #È solo la fine del mondo viene così presentato dal regista in occasione della partecipazione del film in concorso al Festival di Cannes 2016: «Sarà stato il 2010 o il 2011, non ricordo. Ma poco dopo J'ai tué ma mère ero con Anne Dorval, seduto al bancone della sua cucina, dove di solito passiamo tutto il tempo a parlare, riguardare foto o stare in silenzio. In quell'occasione mi ha raccontato di una pièce straordinaria che aveva avuto la fortuna di interpretare intorno all'anno 2000. Mi ha detto che mai aveva portato in scena un'opera pensata e scritta con un linguaggio di tale particolare intensità. Era convinta che dovevo assolutamente leggere il testo, che aveva conservato nel suo ufficio con tutte le annotazioni di dieci anni prima: note, posizioni di scena e altri dettagli scritti a margine.
Ho portato con me il testo stampato su carta di grande formato. La lettura si preannunciava esigente. Certo, non è stato proprio il colpo di fulmine che Anne mi aveva preannunciato. A essere onesto, ho provato sentimenti opposti, una sorta di disinteresse e forse avversione per il linguaggio. Guardavo la storia e i personaggi con un certo blocco intellettuale che mi ha impedito di amare la pièce tanto decantata dalla mia amica. Probabilmente ero troppo impaziente di rimettermi a lavorare a un nuovo progetto o troppo impegnato con altro per rendermi conto della profondità del testo a una prima lettura. Ho messo il testo da parte e non ne ho mai più parlato con Anne.
Dopo Mommy, ben quattro anni dopo la prima lettura, ho ripensato a quel testo con la copertina blu che avevo riposto in biblioteca sul ripiano in alto. Era così grande che superava di gran lunga gli altri libri e documenti tra cui stava quasi a testa alta, come se sapesse di non poter essere dimenticato a tempo indeterminato. All'inizio di quell'estate, l'ho ripreso in mano e riletto o forse letto per davvero per la prima volta. A pagina 6 sapevo già che sarebbe stato il mio prossimo film. Ne ho capito finalmente le parole, le emozioni, i silenzi, le esitazioni, i nervosismi e le imperfezioni dei personaggi. In mia difesa posso dire che quattro anni prima non sono riuscito a capire il lavoro di Jean-Luc Lagarce.
Il tempo aiuta a capire le cose. Anne, come sempre o quasi, aveva ragione».
Trailer
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- Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes 2016
- Premio della Giuria ecumenica al Festival di Cannes 2016
Commenti (10) vedi tutti
Un modo non convenzionale di trattare rapporti famigliari tesi, di cui si scoprono le ragioni, o meglio ce le fa intuire, attraverso i dialoghi e silenzi. A mio parere, spesso le situazioni sono troppo forzate e per certi versi inconcludenti.
commento di iroIL TRIONFO DELL'INCOMUNICABILITA'... UN QUADRO FAMILIARE DI TENSIONI, INCOMPRENSIONI, SOLITUDINI E MALESSERI ASSAI BEN DIPINTO ED INCORNICIATO... FILM NOTEVOLE
commento di DavideKingInk80Louis, apprezzato scrittore, è su un aereo per tornare a casa, ma il suo viaggio è pieno di incognite, come ben si comprende all’inizio del film, quando, su quello stesso aereo, un bimbetto seduto dietro di lui (che gli sorriderà indulgente), gli copre gli occhi con le sue manine, con un gesto pieno di grazia e insieme profondamente significativo.
leggi la recensione completa di laulillaResta frustrato il desiderio di comunicazione del protagonista del film che si sente ed è estraneo ai fratelli e alla madre. Film molto coinvolgente sul piano emotivo che riesce nel non facile cómpito di raccontare le relazioni conflittuali familiari in poco più di un'ora.
commento di almodovarianaE' un bellissimo film e Xavier Dolan è inappuntabile, anche con i suoi primi piani che scrutano ogni smorfia ed espressione dei personaggi, totalmente vicino e addosso con l’obiettivo, con questa luce a forte contrasto come a fotografare i contrasti familiari.
leggi la recensione completa di michemarImpietosa rappresentazione della famiglia, un assemblaggio di persone male assortite che si trovano a vivere insieme non per propria scelta.
leggi la recensione completa di SpringwindUn geniale Dolan!
leggi la recensione completa di siro17La famiglia: luogo di tutte le disperazioni e di tutte le speranze.
commento di Marsil_ClaritzXavier Dolan mette in scena personaggi difficili, profondi, appassionati nel suo nuovo film, vincitore del Gran Premio Speciale della Giuria a Cannes, E' solo la fine del mondo.
leggi la recensione completa di Simna1990Il ritorno a casa come atto dovuto, ma anche desiderato per tentare un commiato più leale dell'addio che fu dodici anni prima, nei confronti di una famiglia che è sempre stata un ostacolo. Ancora famiglie burrascose per un Dolan che pensa allo stile, ma che tuttavia smarrisce completamente la via della genuinità.
leggi la recensione completa di alan smithee