Regia di Xavier Dolan vedi scheda film
Xavier Dolan mette in scena personaggi difficili, profondi, appassionati nel suo nuovo film, vincitore del Gran Premio Speciale della Giuria a Cannes, E' solo la fine del mondo.
Louis, scrittore gay decide di ritornare dalla famiglia che tempo prima aveva abbandonato per trasferirsi altrove. Torna per dare la notizia della sua malattia terminale. Troverà la famiglia, trasferitasi in una nuova casa, con tutti i loro problemi, vecchi e nuovi.
Ammetto che sono andata all’anteprima del film (a Palermo, grazie al Sicilia Queerfest) con dei pregiudizi. Questa volta, come raramente accade, erano pregiudizi del tutto positivi. Ho amato il film Mommy e ricordo che uno dei pensieri più ricorrenti dopo la visione era sul fatto che il regista aveva più o meno la mia età e non so quanti film già alle spalle, tra cui appunto Mommy, e io invece ero a casa a cercare di capire cosa fare della mia vita.
Pregiudizi, dicevo. Xavier Dolan riesce a fare film che piacciono a me. Il tipo intendo. Con i miei amici abbiamo sempre delle discussioni su film che io considero troppo, esageratamente sperimentali. A me piacciono i film che lo sono, ma senza esagerare. Che partano anche da una trama semplice (ma che sia chiara, per favore) e poi giochino con le musiche, con le inquadrature, i montaggi ecc., ma seguendo un criterio di sobrietà ed eleganza. Una follia equilibrata.
Anche questa volta non mi ha deluso. E’ solo la fine del mondo (già il titolo è bellissimo, non trovate?) è prima di tutto molto riconoscibile, per le musiche, il ballo tra madre e figlia, i primissimi piani, ma ha anche uno stile un po’ telenovela spagnola, un po’ dramma lirico che non c'era in Mommy.
Tutto il film è però fatto dagli attori. Come tutti i film “chiusi” i personaggi sono al centro e quindi DEVONO fare una performance eccezionale, niente mediocrità. Io non saprei chi dire più bravo: Marion Cottilard? Léa Seydoux (una rivelazione!!!)? o il sofferente Gaspard Ulliel (non solo belloccio qua)? L’iperattivo Vincent Cassel? O la intensa Nathalie Baye, madre nel cui cuore albergano bei ricordi e tristezza, allegria e frustrazione per non riuscire a capire, veramente, il figlio?
Il film si svolge quasi tutto dentro la casa, in appena una giornata in cui il protagonista vagabonda da spettatore di vite distrutte.
Il tema del film è la comprensione o l’incomprensione? La pluralità di sentimenti, di personalità che costituiscono ogni essere umano? L’inevitabilità della morte che rende il superfluo superfluo e l’essenziale essenziale?
Qualunque cosa sia è, secondo me, diretto, se non con assoluta maestria, con amore e passione. E’ un regista appassionato, Xavier.
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