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Vogliamo vivere

Regia di Ernst Lubitsch vedi scheda film

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La recensione su Vogliamo vivere

di alan smithee
10 stelle

Nello scenario suggestivo - anche perché d’altri tempi, complici drappi, tendaggi e pavimenti in graniglia anni '60 - del cinema Nuovo Sacher (da anni mi ripromettevo di metterci piede alla prima mia visita romana), ex-sede del dopolavoro dei Monopoli di Stato, accedo emozionato di rivedere il capolavoro di Lubitch e uno dei capisaldi della commedia cinematografica di ogni tempo. Tra il pubblico numeroso e composto, impossibile non riconoscere il nostro attore probabilmente più noto ed apprezzato del momento: un Toni Servillo cortese e discreto che ringrazia compito per le lodi e gli apprezzamenti generali che è impossibile non tributargli dal momento che gli si siede vicini.
Nuovo Sacher/capolavoro di Lubisch/Servillo in persona: tre emozioni in un unico momento sono un bel colpo, coincidenza fortunata del tardo pomeriggio di un sabato romano caldo ma piacevole.
Ma a dirla tutta, la gioia vera, più forte perché la più duratura (senza nulla togliere alle altre due) è quella di potersi godere questo capolavoro in una versione perfettamente ristrutturata, impeccabile e senza imperfezione alcuna, che ci rende finalmente spettatori sul grande schermo di una gemma di rara perfezione per tenuta di ritmo, ammirevole costruzione di un complesso contesto storico, violento ed incerto che corrisponde al preciso momento in cui la pellicola veniva concepita e girata, ma plagiato nella confezione briosa ed ironica della commedia più sofisticata che si possa pensare.
Una pellicola che sa sbeffeggiare con sagacia e senza alcuna volgarità, ma anzi con una classe degna di pochi altri geni come Hawks (penso alla frenesia scatenata e incontenibile di “Susanna”), Chaplin (mi riferisco soprattutto per affinità tematica a “Il grande dittatore”) e Wilder (penso in tal caso a quasi tutta la sua perfetta filmografia), uno dei momenti più terribili di una delle epoche più buie e controverse della storia dell’umanità.
Riuscire a far ridere a crepapelle con classe e senza urtare la sensibilità di nessuno, districarsi con estrema disinvoltura in un intreccio temporale che prevede anche flash back dinamici e completamente sotto controllo, riuscire a trovare una complicità tra tre attori straordinari: Carole Lombard innanzi tutto, diva assoluta di quegli anni, che è duro e crudele pensarla morta solo poco tempo dopo le riprese di questo capolavoro a causa di uno sciagurato incidente aereo mentre tentava di raggiungere l'amato consorte Clark Gable. Una diva dolce e suadente come mai con le sue improbabili mises, che qui è una primadonna degna della pressoché coetanea per stile ed avvenenza, ma posteriore Jessica Rabbit. E poi tutti quei personaggi di contorno, nazisti sciocchi e creduloni che allontanano un po' dalla mente (ma con rispetto) la tragedia assoluta di un regime folle e malato: un continuo brillare di macchiette dalla comicità involontaria che suscitano risate fragorose e salutari: un dono raro, un’alchimia che riesce perfetta solo raramente, ma che proprio per questo merita di passare alla storia, anche con un restauro tardivo ma mirabile, come questo appena uscito nelle sale.

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