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La voglia matta

Regia di Luciano Salce vedi scheda film

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La recensione su La voglia matta

di maurizio73
8 stelle

Industriale nel campo dei laminati plastici, separato dalla moglie e con una vita sentimentale da gaudente libertino, si lascia irretire da una maliziosa ed avvenente sedicenne incontrata, insieme alla folta comitiva di amici di lei, durante il viaggio in auto per recarsi in visita al figlio, allievo in un collegio di suore. Passerà una giornata movimentata in una baita al mare circondato da vitelloni scapestrati e svampite signorine, nel tentativo di difendersi dal dileggio dei giovani e cercando, inutilmente, di far colpo sulla ragazza. Si sveglierà all'alba del giorno dopo da solo, in una spiaggia deserta e con in testa un copricapo da Sioux, riprendendo mestamente il suo viaggio.  
Nel segno di una fortunata stagione cinematografica di riflessioni generazionali e di fustigazione dei costumi nazionali si inserisce questa divertente e salace commedia, tra satira sociale e dileggio caricaturale, amabilmente sceneggiata dall'autore insieme ai già attivissimi Castellano&Pipolo e che ripercorre, forse con meno efficacia ma con altrettanta cattiveria, gli itinenerari turistico- sentimentali di italiani motorizzati ai tempi del Boom del 'Sorpasso' di Dino Risi, uscito quello stesso anno. Al contrario dell'impenitente e sconsiderato quarantenne interpretato da Gassmann, qui a fare da mattatore è la gustosa caricatura di un vanitoso e patetico uomo di mezza età, rappresentante di una rampante e superficiale piccola borghesia industriale, cui la classe ed il carisma di Umberto Tognazzi conferiscono corpo e istinti, debolezze e umanità, vanità e ipocrisie, sempre in bilico tra moralismo d'accatto ('Io sono probiviro dell'ACI!') e la ridicola indulgenza verso una gioventù irridente e capricciosa che cerca inutimente di ingraziarsi. Mescolando con gusto ed intelligenza gli ingredienti di un giovanilismo generazionale che guarda verso i modelli americani ('Gioventù bruciata'),l'irrinunciabile appeal di balli alla moda (tra cha-cha-cha,twist e samba) e lo spunto neomelodico degli urlatori del tempo (nel cast anche un giovane Jimmy Fontana), l'autore tratteggia vizi e spensieratezze di una generazione superficiale e impertinente nel loro rituale rendez-vous estivo attorno ad una falò che ,sebbene meno feroce e impietosa rispetto a quella di Nakahira ko (Crazed Fruit -1956), pare sintomatica di una irreversibile crisi di valori che il benessere sociale sembra inevitabilmente portare con sè (la signorina indecisa tra la partenza come missionaria per il Congo e una serata danzante allo 'Shaker'). Altrettanto spassose le digressioni mentali e fantastiche del protagonista, quali indovinati intermezzi comico-satirici di una brillante scrittura cinematografica che sapeva perfettamente come cogliere nel segno. Film che lancia il casco biondo ed il fascino civettuolo di una giovanissima Spaak che canta chitarra in mano e che non si concede al maturo quarantenne come invece farà, l'anno successivo, ne 'La calda vita' di Florestano Vancini.
Memorabile colonna sonora di Morricone e Paoli. Da 'Crazed fruit' a Crazy urge'.

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