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La voglia matta

Regia di Luciano Salce vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La voglia matta

di teaestefano
8 stelle

Un bel film con un grande Tognazzi, che a quanto pare è molto a suo agio nell'interpretare l'uomo maturo che perde la testa per una ragazza volubile e si fa menare per il naso da lei (vedi "La bambolona").
E' indovinato anche il crescendo con cui si lascia trascinare da quei ragazzotti. Non riesce ad imporsi, come non riuscirà ad imporsi all'incipiente passione. Preso dalle fiamme di quella che è proprio una tentazione che lo divora e lo degrada, va in discesa libera fino al fondo dell'umiliazione. Ottima anche la rappresentazione della dinamica della tentazione, dove lui, nel tentativo di respingerla, la nega e la minimizza, ma cade in questo modo ancor più nei suoi lacci. Bella la scena in cui, illuso di essere in intimità con la ragazza e di averle conquistato il cuore, si apre la tenda e tutti lo deridono, compresa lei. Memorabile la scena finale di lui che guida vestito da indiano e dei bulli gli gridano in romanesco "A grande capooo!!".
Penso che a più di qualcuno sia capitato di accendersi per una sbarazzina, abbia dimenticato ragione e dignità, e si sia lasciato prendere in giro da lei.
Castellano e Pipolo sapevano essere bravi e intelligenti. Sapevano mettere il dito proprio lì dove fa male ed erano acuti osservatori dei comportamenti umani. Peccato che poi si siano "venduti al botteghino". Non è inverosimile l'ipotesi di qualcuno che la vicenda sia autobiografica per Salce, tanto reale e sincera è.

Cosa cambierei

Metterei meno canzonette di successo dell'epoca, che a volte sono un po' tirate per i capelli. Un po' stiracchiata e troppo elaborata anche la danza finale sulla spiaggia.

Su Luciano Salce

Bravo Salce e bravi Castellano e Pipolo, i quali non avrebbero dovuto svendersi a dirigere filmetti dozzinali qualche decennio più tardi. La sceneggiatura è intelligente, graffiante, mette il dito sulla piaga. Erano dei grandi osservatori dei comportamenti e delle miserie umane, come dimostrano anche in alcuni altri bei film dell'epoca (come "Il giovedì" e, se non sbaglio, "Le ore dell'amore"). Non erano cinici, ci dicevano semplicemente: su dai, siamo onesti, non diamoci troppe arie, siamo dei poveretti, non nascondiamo le nostre magagne.

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