Regia di Luciano Salce vedi scheda film
In un weekend di fine estate, un industriale milanese di mezza età cerca inutilmente di mescolarsi a un gruppo di ragazzotti viziati per abbordare una sedicenne e si infila in un perverso meccanismo di coazione a ripetere. Quasi un rovesciamento del coevo Il sorpasso: un on the road dove sono i giovani a essere strafottenti e irresponsabili, mentre l’adulto è un matusa (così si diceva allora) pateticamente illuso di essere ancora come loro; e anche i soliloqui di Tognazzi, come quelli di Trintignant, rivelano la distanza fra i suoi pensieri e le sue azioni. La sequenza iniziale e una serie di fulminei flashback e flashforward illustrano la vita di lui: una mantenuta a Roma, un figlioletto depositato in collegio dalle suore, un branco di leccapiedi che ridono alle sue barzellette stupide. Viceversa i ragazzotti sono appiattiti su un presente che credono eterno: passano i giorni a non fare nulla, imbastiscono flirt per vincere la noia, tirano gli schiaffi ogni volta che aprono bocca. Due mondi che si ignorano, pur condividendo momentaneamente gli stessi spazi: alla fine nessuno è maturato, nessuno ha imparato nulla, ognuno va per la sua strada. Un film divertente e al tempo stesso amaro, come sapeva essere la commedia italiana dei suoi anni d’oro.
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