Regia di Rod Daniel vedi scheda film
Poco prima di Ritorno al futuro, che è uno dei più grandi film della storia del Cinema, un amarcord magnifico sul tempo, torniamo indietro in the future? Parlandovi, che vi piaccia o meno, di un cult pessimo ma anche no.
Ebbene oggi, per il nostro consueto, ci auguriamo vivamente apprezzato appuntamento coi Racconti di Cinema, brevemente disamineremo un film ai più misconosciuto, soprattutto alle nuove generazioni, ovvero Voglia di vincere (Teen Wolf), teen movie, cioè una commedia adatta specialmente a un pubblico adolescenziale.
Pellicola dell’85, diretta da Rod Daniel, dalla forte matrice peculiarmente horror e citazionistica, mescolamento farsesco e commistione di generi dei più svariati.
A tratti, perfino un’arguta, sebbene innocua e futile, sapida, brillante miscela di racconto di formazione e fantastico all’insegna della giovanile ribellione sui generis per fuggire dalla forca caudina e dalle tristi tenaglie tediose, schiavizzanti del mondo adulto, sovente opprimente e soffocante i più vividi aneliti libertari.
Ne è interprete principale un quasi irriconoscibile Michael J. Fox che girò tale Voglia di vincere poco prima di essere impegnato sul set del film che gli avrebbe dato l’eterna notorietà mondiale, ovvero Ritorno al futuro.
Voglia di vincere, della veloce e spassosa durata di novantuno minuti netti, sceneggiato dal duo formato da Joseph Loeb III & Matthew Weisman.
Eccone sinteticamente la trama, da noi enunciatavi nei suoi tratti più salienti ed emblematici:
Il collegiale e mingherlino Marty Howard (J. Fox), spesso bullizzato dai suoi compagni di liceo per via della sua timidezza patologica, della sua imbranataggine e della sua gracilità fisica quasi debilitante, durante una sera di plenilunio, si trasforma spaventosamente in un licantropo. Già qualche giorno prima di tal avvenuta sua agghiacciante e incredibile metamorfosi scioccante, cominciò a maturare contezza d’inquietanti avvisaglie, poiché il suo corpo diede inspiegabili segnali di ciò che, come sopra dettovi, in esso avvenne poi in tutta la sua mostruosa interezza più elettrizzante...
Al che, dapprima terrificato, tenta in ogni modo di celare questo suo intimo e inconfessabile, macabro e orrifico segreto allucinante. Quindi, inesorabilmente viene scoperto dal padre di nome Harold (James Hampton). Il quale, con sommo stupore di Marty, confidenzialmente lo approccia, confidandogli che anche lui è affetto dall’inestirpabile, forse però prodigioso ed estremamente, paradossalmente benevolo e proficuo, morbo della licantropia più incurabile. Marty, infatti, anziché soffrire di questo suo “dono” dal carattere ereditario, all’apparenza aberrante, ne gioverà enormemente. In quanto diverrà un “mostro” di bravura del basket e un idolo emanante a pelle sex appeal bestiale, assurgendo prestissimo al ruolo, di certo non gradito, anzi, godibilissimo, di ragazzo più figo e corteggiato del luogo in virtù del suo animalesco ed irresistibile fascino bellissimo e belluino... Marty è però sol innamorato di Boof (Susan Ursitti)?
Film stupido e dall’intreccio tanto prevedibile quanto risibile, eppur, come già detto, divertente, che saccheggia a man bassa sia il mito della famiglia Talbot e dunque di Wolfman, che Frankenstein, Voglia di vincere, qua e là addirittura avvince. Sebbene, naturalmente, a dispetto d’Un Lupo mannaro americano a Londra di John Landis, uscito soltanto qualche anno prima e preso, in tal caso, sicuramente come modello d’ispirazione, n’è una scialba e decisamente poco riuscita imitazione che, a conti fatti, non funziona né come comedy né come film dell’orrore.
Michael J. Fox, però, è straordinariamente simpatico e bravo, malgrado per metà del film reciti coperto da un pesante trucco. Ed è grazie infatti alla sua energia interpretativa e alla sua scoppiettante verve carismaticamente contagiosa da precoce attore versatile che Voglia di vincere merita, tutto sommato, di essere citato, a prescindere dalla sua scarsa qualità, all’interno delle innumerevoli pellicole dedicate al mito dell’uomo lupo.
di Stefano Falotico
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