Regia di Mikio Naruse vedi scheda film
"Nubi fluttuanti" merita sicuramente il titolo di classico del cinema giapponese. E' un film che fu subito amato molto dal pubblico del paese del Sol Levante, ma anche dalla critica che spesso lo ha inserito ai primi posti in alcuni sondaggi sui migliori film giapponesi della Storia del Cinema, fra cui quello della rivista Kinema Jumpo. Anche illustri colleghi come Yasujiro Ozu lo consideravano "un vero capolavoro", e la lista degli ammiratori potrebbe continuare. Il film è un melodramma tratto da un romanzo di Fumiko Hayashi, scrittrice verso cui Naruse aveva delle vere e proprie "affinità elettive", tanto da giungere a filmare ben otto suoi romanzi in altrettante pellicole. Per chi non conoscesse la trama, si tratta della storia di Yukiko, una donna innamorata di Kengo Tomioka, un uomo sposato che lei aveva conosciuto in Indocina durante la Guerra e che le aveva promesso di lasciare la moglie per lei appena tornati in Giappone. In realtà Tomioka è un uomo incostante, incapace di lasciare la moglie ma sempre dedito a nuove avventure con altre ragazze molto più giovani di lui, tanto che la povera Yukiko, oltre a dover patire l'indigenza dovuta alla sconfitta del Giappone, insegue una sorta di sogno impossibile per un uomo che non la ama e neanche la merita (e il suo sacrificio in amore non può non ricordare quello di certe eroine mizoguchiane). La tecnica registica di Naruse è di grande fluidità ed eleganza, forse meno spartana rispetto ai film girati negli stessi anni da Ozu e con una fotografia in bianco e nero più attenta al piacere della composizione. Una colonna sonora quasi ossessiva accompagna con insistenza il calvario di Yukiko, un "amour fou" che qualcuno ha definito paragonabile a quelli delle eroine da melodramma di "Lettera da una sconosciuta" di Max Ophuls e "Breve incontro" di David Lean, girati pochi anni prima. L'interpretazione di Hideko Takamine è rigorosa, intensa senza cedere al lacrimoso, e ha vinto premi prestigiosi in Giappone che inviterebbero a riscoprire la figura di questa attrice poco nota da noi rispetto ad altre interpreti giapponesi come Setsuko Hara o Kinuyo Tanaka; anche Masayuki Mori è eccezionale nel disegnare il profilo di un uomo che nonostante il suo comportamento poco onorevole non risulta mai un "cattivo", e la sua espressività è tale da ricordarci le memorabili performance per Kurosawa in "L'idiota" e "Rashomon", anche se qui in una chiave più sobria. Le scene finali sull'isola sono strazianti e il finale tragico rimanda forse a "Storia dell'ultimo crisantemo" di Mizoguchi, rispetto al quale secondo me acquista una più forte risonanza espressiva. In definitiva mi allineo anche io al giudizio assai prevalente di capolavoro.
voto 10/10
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