Regia di Terence Davies vedi scheda film
Se quello contro il quale reagì la nouvelle vague francese era il "cinema di papà", questo è il "cinema di mamma". "Voci lontane..." è un film in cui assoluta protagonista è l'accuratezza della ricostruzione d'epoca, dalle tappezzerie alle trasmissioni radiofoniche, un po' come in "Radio Days" di Woody Allen. Non è che voglia sottovalutare tutte le implicazioni sottese al film di Davies, come la memoria, il tempo che scorre, i sentimenti, la storia della propria famiglia con l'emblematica figura di un padre violento (ma, seppur raramente, anche tenero con i figli), che ritorna a terrorizzare anche oltre la propria morte, però la narrazione è frammentata proprio come i ricordi che tornano dopo più di quarant'anni, ma anche dal numero eccessivo di canzoni che, a lungo andare, diventa francamente irritante.
Nonostante ciò, nemmeno io riuscirei a dire che "Voci lontane..." sia un film mal riuscito (anche se continuo a preferire "Il lungo giorno finisce"), ma questo soprattutto grazie ad alcuni attori eccellenti su cui spiccano la dolente e paziente Freda Dowie e il meraviglioso e mai abbastanza esaltato Pete Postlethwaite. Resta anche una sensazione di verità, con quei festeggiamenti ciclici e ciclopici nei pub cui partecipano indifferentemente uomini e donne e che si concludono, tanto per cambiare, in un canto in coro.
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