Regia di Ignazio Dolce vedi scheda film
Per poter ottenere l'eredità del suocero, il siculo Don Mimì deve convincere la moglie ad accettarla e consegnare nelle mani di alcuni mafiosi un documento scottante. Nessuna delle due cose sarà tanto facile.
Ignazio Dolce, già attore (meglio: comparsa) in numerose pellicole di serie B nel corso degli anni Sessanta, arriva con L'ammazzatina a posizionarsi per la prima volta dietro alla macchina da presa. Le premesse sarebbero anche buone: la sceneggiatura è firmata da Castellacci & Pingitore (da un romanzo di Ange Bastiani) e fra gli interpreti pullulano i nomi di richiamo, quantomeno per quel periodo: Pino Caruso, Vittorio Caprioli, Andrea Ferreol, Karin Schubert, Leopoldo Trieste, Paola Quattrini, Tano Cimarosa, Erika Blanc e ancora Pupo De Luca ed Empedocle (padre di Lando) Buzzanca. I toni sono quelli della commedia sguaiata in salsa sicula: erotismo molto blando, argomenti limitati (virilità, onore, corna), umorismo facilotto; quantomeno va riconosciuto che la narrazione procede con un buon ritmo. Ma a conti fatti se L'ammazzatina è finito immediatamente nel dimenticatoio, riemergendo soltanto quattro decenni più tardi grazie al web, non c'è molto da sorprendersi: la pellicola è intrisa di già visto e già sentito, il suo pubblico può essere solamente quello popolare - di seconda o terza visione - contemporaneo all'uscita oppure quello dei cultori del genere o del trash (ma qui ne siamo distanti, la produzione è comunque qualitativamente accettabile) odierni. Per Dolce non sarà l'ultima regia, anche se le successive arriveranno soltanto a distanza di 15-20 anni, quando girerà una manciata di war movie o prodottini similmente 'alimentari' sotto lo pseudonimo Paul D. Robinson (da Commander del 1988 ad Halfway house del 1992). 3/10.
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