Regia di Ryan Travis vedi scheda film
Quattro dei più famosi youtuber (Favij, Federico Clapis, Leonardo Decarli e Zoda) sbarcano al cinema. Ma il passaggio è tragico. Il tentativo di contaminare i linguaggi (visivi e verbali) si rivela fallimentare. Anzi, si accentua ancora di più lo scarto. Come se le diverse velocità non trovassero un equilibrio, ma si scontrassero tra loro. Francesco e Giovanni sono due ragazzi completamente isolati: il primo riesce a trovare il modo di immergersi nella realtà virtuale dei suoi videogame preferiti, coinvolgendo anche l’amico. I due pensano così di risolvere i problemi di tutti i giorni, ma l’ultima missione si rivela piena di insidie. Diretto da un regista statunitense già autore di spot, videoclip e cortometraggi, Game Therapy vorrebbe rivoluzionare le coordinate del film per teenager e far sentire le insidie avatar dell’esistenza parallela. Tra diverse avventure, ammiccamenti a popolari videogame e frammenti cinematografici, party in discoteca, scontri a Kabul e corse alla Fast and Furious, il film appare già irrimediabilmente superato. Sotto una superficie debolissima c’è il nulla più assoluto, con i protagonisti che sembrano gesticolare a vuoto. Più che una “game therapy” qui ci vorrebbe una “cinema therapy”. A cominciare dall’uso dei dialoghi («la vita vera non è poi così pesante, mi sento più leggero»), tanto per far capire che la scrittura non è un giochino fighettino. Potrebbe almeno essere un primo punto di partenza.
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