Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film
Il regista Manoel De Oliveira, 73 anni, un matrimonio quarantennale, quattro figli, numerosi film alle spalle, decide di raccontarsi davanti alla macchina da presa.
La cosa più incredibile di questa pellicola è che, nelle intenzioni di Manoel De Oliveira, dovrebbe rappresentare il suo testamento artistico – tanto è vero che nessuno ha potuto vederla fino alla morte del regista, avvenuta nel 2015; in realtà però la straordinaria longevità del cineasta portoghese, accompagnata a una salute di ferro e a un’instancabile creatività, ha fatto sì che Visita ou memorias e confissoes (noto in Italia anche come Conversazione privata) possa al massimo rappresentare uno spartiacque della sua vita e della sua carriera, che doveva ancora partorire una infinità di opere, tra le quali quelle più note a livello internazionale. Ma il caso De Oliveira è destinato a rimanere un unicum nella storia del Cinema, probabilmente. Sino al 1981 in cui il Nostro gira questo lavoro, con capitali privati e qualche aiuto statale, la sua fama è diffusa quasi esclusivamente in madre patria; la sua attività ha subito peraltro notevoli ostacoli a opera del regime fascista, che non vedeva di buon occhio gli artisti come ogni dittatura che si rispetti, e la cui liberazione nel 1974 occupa la parte finale, la più intensa, di questo film. Per il resto dell’ora abbondante di durata, De Oliveira racconta della casa in cui ha vissuto per tanti anni, fatta costruire da suo padre, ricco industriale; delle aziende di famiglia, dei parenti, soffermandosi a lungo sulla moglie e inserendo anche qualche aneddoto della sua infanzia; di cinema, sorprendentemente, parla pochissimo. I testi utilizzati dalle voci off (una maschile e una femminile) pescano dalla scrittrice connazionale Augustina Bessa-Luis. 7/10.
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