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Conversazione privata

Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film

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La recensione su Conversazione privata

di alan smithee
10 stelle

Il film testamento di cui molti conoscevano l'esistenza è finalmente libero di essere visto da parte di tutti coloro che hanno amato il cinema del grande autore. Che si apre confidando le proprie origini, la propria formazione e le vicissitudini di una vita lunga, che sarebbe stata ancora molto lunga e prolifica. Una emozione autentica.

locandina

Visita ou Memórias e Confissões (1982): locandina

Visite ou mémoires et confessions è sempre stato il film più atteso da parte degli appassionati del cinema del grande autore portoghese Manoel de Oliveira, e nello stesso tempo l'opera che nessuno sperava di poter vedere presto.

Questo perché, come molti sanno, il film documentario in cui l'autore si apre verso lo spettatore parlandoci, anche in prima persona, di se stesso e del suo mondo, della sua stirpe, delle proprie attitudini e la storia del suo lungo (senza peraltro poter ancora sapere che fosse così lungo e cinematograficamente così freneticamente attivo!) cammino nel mondo, fu girato nel 1981 a 73 anni, ma per suo espresso volere è stato tenuto in sospeso, in un limbo deliberato, per poter essere visto solo in seguito alla sua morte.

Deceduto ormai da oltre un anno, il 2 aprile del 2015 a 106 anni compiuti, attivo fino al momento della sua scomparsa, ecco che il film "privato" comincia a far capolino nelle sale dei paesi cinematograficamente più illuminati: la Francia, e non è una sorpresa, risulta tra i primi a permettere al fim di essere visto dal pubblico.

Una coppia di viandanti che il regista sceglie come io narranti e che sceglie di tener costantemente dietro la macchina da presa, raggiunge nel pomeriggio inoltrato di una bella giornata d'autunno, presso un casale circondato da piante maestose e di rara bellezza. Il cancello semichiuso li spinge ad entrare, per cercare di recar visita al noto regista cinematografico Manoel Candido Pinto de Oliveira. Estasiati dalla bellezza del parco, i due si inoltrano discorrendo e filosofeggiando fino a sopraggiungere alla porta della villa: una casa importante dalle linee geometriche piuttosto decise e squadrate, che lasciano talvolta il posto a finestre, o meglio, ad oblò tondi come quelli di una nave.

Manoel de Oliveira

Visita ou Memórias e Confissões (1982): Manoel de Oliveira

La porta, inizialmente sprangata, si apre all'improvviso ed i due si introducono all'interno di un vasto appartamento, finemente arredato tra opere d'arte e quadri di certo valore, tra pavimenti di parquet pregiato che lasciano spazio a marmi finemente cesellati: una casa che dimostra i suoi anni per la decadenza di certi particolari, ma che denuncia altresì le sue origini nobili e raffinate.

Quando Manoel ci appare, ci racconta, pur non visto dai due visitatori ma solo da noi del pubblico, molti particolari della propria vita privata: i genitori amorevoli ma anche tenaci e molto intraprendenti: padre industriale, brillante imprenditore titolare di una fabbrica di passamaneria piuttosto nota ad inizi '900; una madre devota tutta protesa nei confronti della numerosa prole; una vita da privilegiati quanto a possibilità economiche, ma anche costruita nel rispetto della devozione religioso cattolica che fece sempre parte della propria dottrina di vita dell'autore. Marito fedele di maria Isabel, sposata nel 1940, Manoel venne ad abitare nella villa che stiamo osservando, progettata da un architetto della scuola postmoderna francese del 1930, nel 1942.

Dopo quarant'anni, nel momento in cui il film venne concepito e girato (1982) il maestro è, suo malgrado, costretto ad abbandonarla per una serie di debiti accumulatisi in tutti quegli anni dedicati alla sua passione:  il cinema.

Manoel de Oliveira

Visita ou Memórias e Confissões (1982): Manoel de Oliveira

Maria Isabel de Oliveira

Visita ou Memórias e Confissões (1982): Maria Isabel de Oliveira

 

Gioie e dolori ci vengono raccontate attraverso il racconto di una vita che sembra lontana tre generazioni, ed è la vita di un uomo nato agli albori del cinema e vissuto oltre un secolo continuando, nonostante le difficoltà economiche, la carcerazione durante il periodo fascista portoghese degli anni '60, a fare cinema ed un suo cinema che non scese mai a patti con le velleità o le attrazioni commerciali, dritto e sicuro lungo un suo percorso colto e ben tracciato che costituisce una delle più esemplari carriere di ogni tempo a livello sia qualitativo che quantitativo.

Un uomo che ha retto i colpi duri inferti dalla vita e dagli imprevisti del caso grazie alla forza di una famiglia numerosa e sempre presente, ad una moglie tenace e dal carattere forte, ma sempre in grado di appoggiarlo e motivarlo oltre ogni ostacolo apparentemente insuperabile.

De Oliveira non si celebra mai: ci parla di qualche sua opera come punto fermo (Benilde, Acto de primavera) e al fine di individuare o datare certi avvenimenti: ci annuncia i suoi prossimi lavori (No, o la folle gloria del comando, che concepirà solo diversi anni dopo), ci si presenta alla macchina mentre prepara una stesura di una sua opera, ci mostra alcuni suoi corti dell'epoca del muto, completati ed attualizzati dalle medesime immagini girate oggi nel parco della villa che sta suo malgrado per abbandonare (i bambini che si rincorrono in bicicletta).

scena

Visita ou Memórias e Confissões (1982): scena

scena

Visita ou Memórias e Confissões (1982): scena

Per chi ha amato, in tutti questi anni di puntuale e convulsa attività cinematografica, la filmografia colta e influenzata da testi letterari basilari nella cultura portoghese, di uno dei più grandi maestri di cinema mai esistiti, Visita ou Mémoires et confessions sublima e potenzia ancora la figura straordinaria dell'artista. 

De Oliveira non avrebbe certamente mai immaginato di dirigere così tanti altri film negli oltre trent'anni di vita che gli rimasero da vivere, e molta parte di ciò è anche merito, va di certo ricordato, all'opera da mecenate del produttore che più di ogni altro si è preso cura di curarne la produzione di ogni opera, ovvero paulo branco, nonché la presenza di una scrittrice e sceneggiatrice privilegiata del valore di Augustina Bessa-Luis. A dimostrazione che geni si nasce, certo, ma è bene circondarsi, nel limite del possibile, da una equipe adeguata per poter essere in grado di tirar fuori le potenzialità che una mente privilegiata è capace di concepire, ma solo una squadra è in grado di poter concretizzare.

 

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