Regia di David Sandberg vedi scheda film
Il giochino in fin dei conti è divertente ma è fine a se stesso e progettato a tavolino.
Assurto ad oggetto di culto dai web-dipendenti dopo il transito al Festival di Cannes, il bislacco mediometraggio di David Sandberg impasta la dinamica concitata e irrealistica dei videogiochi con l'estetica grezza e patinata dei fumettoni e dei telefilm anni Ottanta (con tanto di opacità e sgranature sulla pellicola) ed è infarcito di bizzarrie di qualsiasi tipo: si va da un Adolf Hitler che spara via telefono e s'intende d'arti marziali a un dinosauro con gli occhi laser in epoca vichinga, da un poliziotto con la testa di un triceratopo a un Thor che si compiace dei propri bicipiti. Anche protagonista e sceneggiatore, l'esordiente regista svedese si prefigge così di sbertucciare il sincretismo dell'odierna industria dello spettacolo, che lucra sulla nostalgia e sulle mode che non tramontano. Però l'aura trash e l'assenza di plausibilità sono totali (anche se scupolosamente ricercate), l'eccedenza degli elementi gettati beffardamente nel calderone porta in breve allo straripamento per sovraccarico e la gratuità del gore e degli squartamenti reca fastidio. Benché contenga battute spassose, il giochino in fin dei conti è divertente ma è fine a se stesso e progettato a tavolino, quindi esente da spontaneità e calore. Post-modernismo all'ennesima potenza.
Musiche di autori vari. Sui titoli di coda vi è True Survivor, canzone inedita di David Husselhoff.
Film DISCRETO (6) — Bollino GIALLO
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