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Hitchcock/Truffaut

Regia di Kent Jones vedi scheda film

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La recensione su Hitchcock/Truffaut

di yume
8 stelle

Hitchcock/Truffaut non è solo il ricordo e il tributo ad un’impresa eccezionale, Kent Jones si mette nel solco aperto da Truffaut spostando al presente un’indagine sullo stato dell’arte.

locandina

Hitchcock/Truffaut (2015): locandina

Il cinema secondo Hitchcock fu una lunga chiacchierata di 50 ore e 500 domande organizzate secondo uno schema:

a)    le circostanze che circondano la nascita di un film

b)    l’elaborazione e la costruzione della sceneggiatura

c)    i problemi di regia di ogni film

d)    la stima fatta del risultato commerciale e artistico dei singoli film in rapporto alle speranze iniziali.

 

Era il 13 agosto 1962, compleanno di Hitchcock, 63 anni, e tutto cominciò da lì.

Truffaut ne aveva 30, era tornato a Parigi da New York “esterrefatto”. Aveva presentato Jules e Jim e tutti i giornalisti gli chiedevano:  "Perché i critici dei Cahiers prendono sul serio Hitchcock? E’ ricco, ha successo, ma i suoi film non hanno sostanza”.

Il giovane Truffaut nonpoteva permettere che il genio inimitabile di Hitch fosse così disconosciuto, considerarlo un "intrattenitore” era un’eresia, doveva fare qualcosa.

E gli scrisse una lettera “a cuore aperto”, appassionata, di quelle che solo gli alunni molto bravi e affezionati scrivono ai loro Maestri, e gli chiese di incontrarlo per intervistarlo.

Hitch accettò, furono otto giorni densi di parole, nacque un feedback immediato tra i due negli studi della Universal dove, dalle nove del mattino alle diciotto (anche durante il pranzo), due uomini che vivevano di cinema e per il cinema trovarono il punto d’incontro ideale.

Nacque una grande amicizia durata vent’anni, fino alla morte di entrambi (Truffaut morì solo quattro anni dopo Hitchcock).

E soprattutto nacque un libro che tutti dovrebbero leggere, appassionati di cinema o semplicemente amanti della buona scrittura.

Helen Scott funse da interprete, lo sbobinamento richiese tempo (quattro anni) , ma da quel momento Hitchcock ebbe il posto che meritava nell’Olimpo dei grandi del cinema.

Vent’anni dopo (1983) Truffaut scrisse una seconda introduzione al libro in cui tornava a quel tempo e ricordava, fra l’altro, quel giovane professore americano che gli disse: “ Questo libro farà più danno alla sua reputazione che il suo peggior film”.

Con amabile ironia Truffaut aggiunse: “Fortunatamente Charles Thomas Samuels si sbagliava; si suicidò dopo un anno o due per ragioni più importanti, spero”.

Alfred Hitchcock, François Truffaut

Hitchcock/Truffaut (2015): Alfred Hitchcock, François Truffaut

E’ un’introduzione post mortem, dentro c’è tutto il dolore di chi ha perso un amico e un padre, e termina così:

E’ morto l’uomo, non il cineasta, perché i suoi film, realizzati con un’accuratezza straordinaria, una passione esclusiva, un’emotività estrema dissimulata da una non comune maestria tecnica, continueranno ad essere proiettati, diffusi in tutto il mondo; sfidando l’usura del tempo potranno competere con le nuove produzioni, quasi a verificare l’immagine di Jean Cocteau a proposito di Proust : la sua opera continuava a vivere come gli orologi al polso dei soldati morti”.

 

Trascorre il tempo, vari decenni, nessuno più dubita, Hitchcock è una pietra miliare del cinema e forse basterebbe vedere i suoi film, ma leggere il libro aiuta, ed è una scoperta capire senza ombra di dubbio che siamo noi spettatori ad essere i veri antagonisti di quel grande protagonista che nulla lasciava al caso, che aveva orrore del comune, che volle impedire in tutti i modi “ alla banalità di insediarsi sullo schermo”.

Lo spettatore è l’obiettivo centrale del regista, ottenere la sua attenzione ininterrotta allo schermo è la sua mission, “affascinarlo terrificandolo” è soprattutto difendersi da lui, è come quando si gioca da bambini e tornano le forti emozioni e le paure dell’infanzia, giocare a nascondino, guardare terrorizzati un oggetto che il buio copre di mistero, aver paura del buio.

Attenzione mai distratta, “l’arte di creare suspense è nello stesso tempo quella di mettere il pubblico nell’azione facendolo partecipare al film” commenta Truffaut. E aggiunge con quel piglio divertito su cui si trovava in piena sintonia con Hitch: “ …si tratta di concentrare l’attenzione del pubblico sullo schermo al punto di impedire agli spettatori arabi di sbucciare le loro arachidi, agli italiani di accendere la loro sigaretta, ai francesi di palpare la loro vicina, agli svedesi di far l’amore tra due file di poltrone, ai greci di… ecc.”.

Hitchcock ha sviscerato uno ad uno tutti i suoi film,ha svelato i segreti del suo genio, ha detto cos’è il cinema, arte visiva per eccellenza, e l’ha creato di conseguenza,.

Truffaut gli ha fatto le domande giuste ed è entrato nel suo cuore.

Kent Jones

Hitchcock/Truffaut (2015): Kent Jones

 

Nel 2015 Kent Jones, direttore del New York Film Festival, direttore artistico della Fondazione World Cinema, co-sceneggiatore di Il mio viaggio in Italia (2001) di Martin Scorsese, regista di Val Newton: The Man in the Shadows (2007), co-regista con Scorsese di A Letter To Elia (2010), ritratto di Elia Kazan, ecc. ecc. decide di girare Hitchcock/Truffaut per tornare a parlare di quell’incontro e corredarlo con un vasto apparato di foto e sequenze dai film celebri.

Selezione ufficiale a Cannes, Hitchcock/Truffaut entra nel cinema di Hitchcock con un montaggio sapiente che alterna a scene famose da film video di Hitch giovanissimo alle prime armi, momenti mai visti di una storia privata con moglie e figlioletta, sezioni da muti dove lavorò come titolista alle prime armi e film dei primordi, dove pure il tocco del Maestro cominciava a mostrarsi.

Una storia ricostruita a tutto tondo che arriva a quel 13 agosto, e ascoltiamo sequenze audio originali, vediamo foto scattate durante l’intervista dal grande fotografo Philippe Halsman, collaboratore storico di Salvador Dalì.

Scorrono pagine della prima edizione, il libro era corredato da immagini e la scelta delle citazioni è molto attenta a collegarle a commento dei momenti topici del discorso di Hitchcock.

Fra una scena e l’altra da film che riconosciamo dal primo fotogramma si dipanano gli interventi dei registi più importanti del pianeta cinema internazionale.

InfattiHitchcock/Truffaut non è solo il ricordo e il tributo ad un’impresa eccezionale, Kent Jones si mette nel solco aperto da Truffaut spostando al presente un’indagine sullo stato dell’arte.

Martin Scorsese

Hitchcock/Truffaut (2015): Martin Scorsese

Martin Scorsese, David Fincher, Arnaud Desplechin, Kiyoshi Kurosawa, Wes Anderson, James Gray, Olivier Assayas, Richard Linklater, Peter Bogdanovich e Paul Schrader sono i nomi celebri, ognuno dirà qualcosa che va nella direzione indicata da Hitchcock/ Truffautquando sottolineano l’esigenza di un cinema indipendente, sottratto alle logiche della commercializzazione. Per ognuno di loro la lezione di Hitchcock è stata fondamentale, quel libro ha aperto occhi e strade.

La “prepotenza dell’establishment” è l’espressione usata da Scorsese riguardo all’importanza del cinema.

Fu davvero rivoluzionario, grazie a quel libro ci radicalizzammo come registi. Fu come se qualcuno ci avesse tolto un peso dicendoci: Possiamo sfruttare quest’occasione, possiamo partire!”.

 

Finale per non commuoversi:

il problema sigaro durante le riprese. “No meglio di no, via il sigaro” dice HitchCi fa sembrare registi, Dio ce ne scampi!”.

E per finire davvero, le lettere, tante che i due si scambiarono fino alla fine, scritte a mano, a macchina, commenti sui nuovi film, suggerimenti su sceneggiature e casting, “Sono impaziente di vedere le riprese di Fahrenheit”.

Dopo il libro Hitchcock fece soltanto tre film e dopo due settimane dal tributo dell’American Film Institut morì. Lo vediamo seduto, immenso, viso immobile, il solito, ed è Truffaut a consegnargli il premio.

Il 3 giugno 1980 furono celebrati i funerali.

Truffaut aveva 48 anni, l’idea che potesse morire a 52 “… sembrava impensabile, e lo è ancora”.

Ci ha lasciato un regalo, Alfred Hitchcock, “ non il maestro della suspense, non la star televisiva, ma Alfred Hitchcock, l’artista che scriveva con la cinepresa”.

 

 

www.paoladigiuseppe.it

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