Regia di Christian Ditter vedi scheda film
Esaurita l'ultima "buttata" di film cui tenevo e in attesa dei vari in arrivo (da "Deadpool" a "Zootropolis") mi trovavo privo di riferimenti e così mi son detto "vediamoci un film da odiare", che ogni tanto è benefico anche toccare il fondo. E questo "Single ma non troppo" aveva in questo senso una carta vincente, that's to say la mia odiatissima Rebel Wilson. Ma -senza voler però montare troppo la faccenda- mi sono ritrovato di fronte ad una pellicola gradevole e ben più che dignitosa. Sorpresa! Intendiamoci nulla di fondamentale ma in ogni caso molto ma molto meglio di quella immaginata ciofeca che ero andato apposta per stroncare. Il bello del film è il suo azzeccatissimo equilibrio tra un clima euforico da festa di capodanno (la Wilson scatenatissima) e un succedersi di atmosfere (che fanno spesso capolino) romantiche impregnate di tenerezza. Dunque un riuscito corto circuito tra malinconia (fra storie d'amore che finiscono ed altre che cominciano) ed allegria da party danzereccio. Con qualche volgarità ma che ci sta, all'interno di questo sapiente equilibrio. Vabbè è chiaro che a godere di questi "innamoramenti a New York" sono prima di tutto le donne, e infatti se vedrete il film potrete constatare (come è accaduto a me) quanti gruppi di sole amiche saranno presenti in sala. Ma la cosa che più ho apprezzato è lo spirito (un pò alla Woody Allen ma intendiamoci molto ma molto meno nobile e molto più pop) che avvolge questo film, in un susseguirsi ricorrente di momenti malinconici con uno sfondo importante, determinante e sempre presente: quello della città di New York, ripresa con sguardo "quotidiano" che ci sembra di camminarci veramente per quelle strade, magari coinvolti nell'emozione di innamorarci anche noi sotto la neve di Natale od osservando i negozi che vendono alberi natalizi. Insomma viviamo l'impressione di conoscerle da sempre quelle strade di New York. Questo il principale merito di un film che di per sè non sarebbe niente di che se non fosse permeato di questo "vivere ed innamorarsi a New York". La sceneggiatura è caruccia come pure i vari personaggi (evidentemente dominano quelli femminili) ma tenendo sempre presente che siamo dalle parti dell'intrattenimento pop, quindi è un film dalle pretese limitate e dalla portata circoscritta. Ma che il suo lavoro lo fa onestamente. Anche grazie ad un manipolo d'attrici sufficientemente in parte e motivate. E la mia bestia nera Rebel Wilson? Beh qui è scatenata ma meno antipatica di quanto avevo previsto (resta anyaway sulla mia black list!) ma sono le altre co-protagoniste a risplendere di luce propria. Alison Brie (deliziosa interprete di una sequenza dove durante un reading in cui legge fiabe ad un pubblico di bambini sbrocca in una serie di volgarità che rende la scena irresistibile). Leslie Mann (carinissima...e quasi mi duole dirlo, essendo lei la moglie del mio detestato -pure lui!- Judd Apatow) qui in ruolo a tratti un pò svampito ma comunque tenero. E infine lei, la star: Dakota Johnson sulla quale è bene soffermarsi. Prima di tutto è carina da morire, ma di una bellezza semplice non certo da "gran figa" ed è in certi momenti davvero adorabile. Ma devo aggiungere un paio di annotazioni personali. Innanzitutto non sapevo che fosse figlia di Melanie Griffith e Don Johnson (io ero rimasto al legame con "Mulino Bianco" Banderas). E poi ho saputo solo dopo la visione che la bella Dakotina era stata la protagonista del vomitevole "50 sfumature di grigio" e non oso nemmeno pensare a cosa avrà combinato in quell'obbrobrio di film. Qui anyway è bravina e perfetta per questo ruolo.
In definitiva un film che si segue col piacere di chi è consapevole che ogni tanto una scivolata nel pop si può fare, purchè con dignità, come in questo caso.
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