Regia di Luigi Zampa vedi scheda film
“Vivere in pace” è il principio a cui cerca di attenersi un contadino che vive con una numerosa famiglia a carico in un tranquillo paesino di montagna, per barcamenarsi fra i tedeschi occupanti e gli alleati che avanzano; eppure, nonostante il suo tendenziale menefreghismo, dà asilo prima a un renitente alla leva e poi a due soldati americani, di cui uno ferito. Commedia fin troppo bonaria (inevitabilmente segnata in tal senso da un protagonista come Fabrizi) su un tema tragico, che all’improvviso si ribalta nel finale. Proprio questa disomogeneità è il suo difetto: per la maggior parte del tempo si limita a un divertito bozzettismo, sembra dare l’impressione che tutto si possa risolvere con una buona bevuta (la sequenza notturna è fiacca, prolissa e anche inverosimile: nessun tedesco cresciuto sotto il nazismo, per quanto ubriaco, avrebbe avuto l’istinto di abbracciare un nero), poi il brusco cambio di registro. Ha il merito di trattare un argomento del genere quando certe ferite erano ancora ben aperte; ma non ha la fluidità che, a distanza di tempo, troveranno il Rossellini di Era notte a Roma e soprattutto il Comencini di Tutti a casa.
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