Regia di Vittorio Sindoni vedi scheda film
Ciccio è un ragazzino che ama suonare la batteria e a cui piace stare al centro dell'attenzione. Supportato dalla sorella e dalla madre, ha invece un pessimo rapporto con il padre. Ma Ciccio è anche malato di mente e, crescendo, il suo disagio peggiora.
L'unica sorpresa proveniente dai poco più di cento minuti di durata di Abbraccialo per me deriva dal constatare che non si tratti di un film televisivo; l'operazione è comunque orientata in maniera più che evidente al piccolo schermo e per di più Vittorio Sindoni è regista di fiction Rai da data ormai immemorabile (oltre tre decenni di carriera in tale settore). Dietro al lavoro c'è però il Governo, che lo ha promosso come veicolo di un importante discorso sulla sensibilizzazione alle malattie mentali, e che ha garantito parte dei fondi produttivi grazie ai contributi ministeriali destinati alle pellicole ritenute artisticamente meritorie. Questa, al di là di ogni minimo dubbio, non lo è, perlomeno sul piano formale: ma i contenuti - o, insomma, l'idea di partenza, visto che poi la storia rovina fra assurdità inconcepibili, luoghi comuni e facili pietismi - sono assolutamente degni di nota. La sceneggiatura firmata dal regista insieme ad Antonella Giardinieri, Angelo Pasquini e Maria Carmela Cincinnati racconta in maniera patetica (cioè cercando sempre e comunque l'emozione più facile, più diretta) una storia difficile e tutt'altro che isolata, quella di un ragazzino con problemi psichici che crescendo affronta in modo sempre più concreto e violento l'ostilità di un mondo in cui non si riconosce, nel quale non sa ambientarsi; certo che definire con più chiarezza (medica o scientifica, senza scendere in troppi dettagli) la sua malattia avrebbe fornito al film un più palpabile spessore, ma in fin dei conti l'opera nasce per andare incontro a un pubblico vasto, generico e - come già rilevato - essenzialmente televisivo. Stefania Rocca, Vincenzo Amato, Pino Caruso, Paolo Sassanelli, Luigi Diberti e Paola Quattrini sono gli interpreti più noti in scena, mentre il ruolo del protagonista è affidato al giovanissimo e non proprio impeccabile Moise Curia. Mezzo voto in più per gli argomenti, pur sviscerati maldestramente. 2,5/10.
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