Regia di Adam McKay vedi scheda film
McKay massacra le stolte sanguisughe dell'establishment finanziario e bacia sulla fronte coloro che davanti all'opulenza mantengono il coraggio e la coscienza di pensare.
Fondi fiduciari, swap, CDO: che lingua è mai questa? Il verbo economico. L'idioma dell'infamia. Ma discernere la sua complicatezza non significa capire quali siano le cause profonde del tracollo del mercato immobiliare americano del 2008, avvio di una crisi planetaria di lunghissimo respiro. Lo sa perfettamente Adam McKay, che invece di spiegarlo ai comuni spettatori preferisce – a ragione – scaraventarli all'interno di esso, senza fronzoli e mezze misure, di modo che siano costretti a tastare il problema dall'interno e in prima persona. Un calo graduale della comprensione da parte di chi segue l'evolversi dei fatti è quindi un pericolo perennemente in agguato, ma ineluttabile. Con dialoghi direttamente in macchina, scatti fotografici a sferzante ritratto del capitalismo, inserti didattici geniali (con Margot Robbie, Anthony Bourdain e Selena Gomez), battute oscillanti fra l'acido e il disilluso e un sentito nervosismo di ripresa, McKay massacra le stolte sanguisughe dell'establishment finanziario e bacia sulla fronte coloro che davanti all'opulenza mantengono il coraggio e la coscienza di pensare. Fantastica pattuglia d'interpreti (menzione speciale per Brad Pitt, Steve Carell e Christian Bale) e chiusa straziante. Oscar allo script di McKay e Charles Randolph, tratto da un libro a fondo reale di Michael Lewis. Fuori dai canoni, quindi spiazzante.
Alquanto eterogenea la soundtrack di Nicholas Britell.
Film ECCELLENTE (9) — Bollino VERDE
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