Regia di Adam McKay vedi scheda film
Mutui subprime, default, swap, trader, insider trading, tripla A, agenzie di rating quali Standard & Poor’s, Moody’s, titoli, obbligazioni...LA GRANDE SCOMMESSA di raccontare la finanza truccata made in Usa.
Il primo quarto d’ora de LA GRANDE SCOMMESSA – THE BIG SHORT ti bombarda di termini finanziari di cui solo gli addetti ai lavori dovrebbero comprendere il significato. In realtà, intorno al 2007 erano parole familiari per le nostre orecchie: mutui subprime, default, swap, trader, insider trading, tripla A, agenzie di rating quali Standard & Poor’s, Moody’s…
Michael Burry è un manager dal fisico da giocatore di football, un occhio di vetro, problemi sociopatici e la capacità di leggere i numeri. Intuisce che i titoli immobiliari crolleranno e scommette contro quel mercato. Conducendo una vita ascetica da recluso in ufficio, a piedi scalzi e i Pantera o Metallica a manetta aspetta il momento propizio e un profitto del 489 % del suo piano di investimento. L’investitore Jared Jannet, dalla presenza e parlata da piazzista, scommette sui credit swap e sull’incompetenza delle agenzie. Coinvolge un gruppo di trader scettici capitanati dal logorroico e coscienzioso Mark Baum, il quale in preda ad una sete di vendetta dettata da un grave lutto si terrà le obbligazioni CDO per rivenderle last minute. Due giovanissimi appassionati di finanza, Charlie e Jamie, si affacciano timidi nel mondo delle operazioni finanziarie. Con l’aiuto di un ex trader Ben Rickert, ora coltivatore biologico, ricevono le dritte per sbancare e sbarcare il lunario. Non prima di averli fatto la paternale e morale che loro guadagneranno sulla pelle di un tracollo che travolgerà l’americano medio perdendo casa, lavoro o pensione. All’uscita dal congresso di Las Vegas è emblematica l’immagine dei taxi contrapposti alle auto di lusso. La verità è come la poesia, alla maggior parte della gente la poesia sta sulle balle. Un’amara verità adattata alle regole di vita democratica di un paese: banche, economia e finanza in evidenza.
Adam McKay gira un film vertiginoso alla WOLF OF WALL STREET che nella seconda metà perde un po’ di ritmo e con qualche sguardo in macchina volontario di troppo. In chiusura When the leeve breaks dei Led Zeppelin: se continua a piovere, si romperà l’argine…L’enorme bolla speculativa della fine degli anni zero prevista da un manipolo di “eroi” è narrata con passione civile e spirito americano. La truffa delle banche, dei subprime = merda, dei profitti basati sul nulla. Nessuno da noi ha mai raccontato i furbetti del quartierino, i trader de noantri alla Gnutti, le complicità di Bankitalia – se non le derive macchiettistiche alla Ricucci.
LA GRANDE SCOMMESSA, da qualunque parte la si voglia inquadrare e osservare, ci dice che il sogno americano esiste e sussiste, magari (come succede ai protagonisti) pure contro gli interessi dell’America stessa. L’importante è tentare, e vincere. Bravissimi gli attori: Christian Bale pazzesco in un’interpretazione meticolosa, da Oscar; Ryan Gosling lampadato e con un accenno di permanente ricorda Bradley Cooper, ma è decisamente più credibile e profondo; Steve Carrell ha un ruolo alla Joe Pesci, senza averne il carisma; Marisa Tomei non si discute, si ammira e basta; Melissa Leo è un Robert De Niro donna; minimal Brad Pitt attore, ottimo Brad Pitt produttore.
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