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La grande scommessa

Regia di Adam McKay vedi scheda film

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La recensione su La grande scommessa

di barabbovich
8 stelle

Merda. È la parola più ricorrente di questo film che, fidatevi, i posteri vedranno e rivedranno per capire cosa sia stata e come sia nata la crisi finanziaria del 2008. Merda sono i subprime, i CDO, le tranches, gli swap, i derivati e tutti quei titoli tossici che, partiti per spingere la richiesta di mutui nel mercato immobiliare, hanno poi provocato quella deflagrazione colossale del debito che ha innescato la Grande Crisi del 2008. Nati da un'intuizione di un maneggione della finanza 30 anni prima, questi titoli tossici sono la prova provata della deriva del capitalismo finanziario, che attraverso di essi ha creato una distanza interstellare tra economia reale ed economia immateriale. Merda, appunto. puri trucchetti di fantasia. Una frode. La grande scommessa è il film che, rispetto all'ottimo Margin call (o al meno valido The wolf of Wall Street o, ancora, al documentario Inside job), racconta questa storia oscena dalla parte di un nugolo di "vincitori" che ci aveva visto lungo e che sapeva che la bolla finanziaria legata al mercato immobiliare prima o poi sarebbe esplosa. Ad arricchirsi più di tutti fu un ex medico eterodosso (Bale: strepitoso), uno mezzo autistico e con un occhio di vetro, uno che in ufficio cammina scalzo, ascolta soltanto musica heavy metal e suona la batteria per sfogarsi. Nessuno gli crede quando è deciso a scommettere contro quello stesso sistema del quale fa parte, fino a quando - dopo le prime, apparenti disfatte - non arriva a rastrellare quasi due miliardi di dollari.
Diretto da un regista sul quale, è il caso di dirlo, non avresti scommesso un soldo, e che finora all'attivo aveva soltanto commediole con Will Farrell, La grande scommessa è un film sontuoso non solo per la precisione chirurgica con la quale riesce a raccontare un periodo storico epocale (quello compreso tra il 2005 e il 2008), ma anche per la forma innovativa con la quale lo mette in scena. Efficacissimo nel rendere il gioco di contrasti tra i colletti bianchi di Wall Street che si sfregano le mani in vista delle loro vincite milionarie e il popolo bue che continua a far festa senza sapere quale macigno gli pioverà sul capo. Spiazzante nell'incapsulare all'interno del racconto degli inserti con alcuni personaggi noti al grande pubblico che spiegano alcuni passaggi cruciali. Originale quando mette gli attori nelle condizioni di caracollare tra realtà e finzione, parlando improvvisamente in macchina e svelando il backstage del racconto, mettendo a nudo quanto c'è di inventato per rendere la forma (ma non la sostanza) della storia più accattivante. Un film che farà epoca. Ci scommetto.

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