Regia di Adam McKay vedi scheda film
La grande scommessa (2015): locandina
C'è del marcio a Bancalandia.
Oibò.
Margot Robbie a mollo in una vasca, beata tra bolle di sapone e bollicine di champagne, spiega - con languido sguardo diretto in camera - cosa sono i belluini mutui subprime.
Merda, in soldoni.
Perdinci, lo spettatore ringrazia ma in realtà avrebbe voluto ben altro: lembi di divin pelle scoperta, probabilmente.
In un certo senso, l'emblema stesso del film: innegabile il valore di documento politico-storico-sociale che utilizza mezzi e dinamiche della farsa-commedia-satira per farsi bignamino istruttivo-educativo-divulgativo (economia for dummies, yeah). Ma senza osare oltre, che non sia un mero raccontare retroscena e personaggi (non celebri ma con un ruolo attivo se non addirittura cruciale) della famigerata vicenda banche-crisi esplosa, in tutto il suo mefitico fecale splendore, nel 2008.
Si appurano in maniera comprensibile cose belle, eh, della cosiddetta "finanza creativa" che creativamente si faceva perverso sistema di scatole cinesi facendosi di scommesse sulle scommesse delle scommesse (e oltre, sino all'infinito nell'infinita galassia della stupidità e dell'avidità umane), ammassi informi di forme sintetiche di derivati-spazzatura, spezzatini di porcheria bancaria, inesauribili poiché autoalimentati fonti di debiti su cui speculare come indomiti compulsivi coprofagi della qualunque materia escrementizia.
Artefici di cotanti artifici le dannate banche, i dannati intermediari, i dannati grandi investitori, la dannata Wall Street, e complici le dannate agenzie di rating (ok, ma le autorità governative?). Finché bolla immobiliare scoppiò, l'armageddon economico globale, ai danni della povera gente etc..
Burp.
Lo sdegno indigesto sale e scende giù per i condotti emozionali mitigati dalle performance borderline e ad alto livello di piacioneria delle maschere grottesche Bale-Carell-Gosling, con i primi due a furoreggiare. Il primo (interpreta il dr. Burry, colui che per primo e presto, troppo presto, capì la natura fraudolenta del sistema) si abbandona in un'incisiva caratterizzazione abbondante bizzarrie nel quale prevale la catartica passione per il metallo pesante (occhio: il primo furioso pezzo che assume via cuffie è Blood and Thunder dei Mastodon), mentre Carell si fa faccione alterato/disarmato/incredulo/incazzato come filtro tra l'assurdità dello stato delle cose e la naturale istantanea reazione collettiva. Il quarto grosso nome sulla locandina, Pitt, da coproduttore (come in 12 anni schiavo) riserva per sé una parte minore (un guru-santone che fa meno schifo perché consapevole dello schifo e dell'ipocrisia generale).
Dunque ovvia la sostanza (e la percezione della stessa), su forma che cerca di alleggerirla/sofisticarla/renderla più intrigante ibridando il linguaggio con meccanismi e accorgimenti: personaggi (Gosling in primis) che parlano alla mdp, inserti di videoclip musicali ad hoc, brevi pezzi in cui celebrità chiariscono in parole povere e metafore popolari le astrusità economico-finanziarie (oltre alla suddetta Robbie, lo chef Anthony Buordain e Selena Gomez).
Nulla di sconvolgente, o particolarmente originale, che possa restare nella memoria. La superficie è ben lungi dall'essere scalfita: le didascalie sui titoli di coda chiudono l'operazione-simpatia come punti sulla ferita già dimenticata.
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Forse mi è sfuggito qualcosa, ma i protagonisti (Christian Bale, Gosling, Carrell e la coppia di giovani) hanno tutti guadagnato? In particolare non ho capito benissimo la situazione di Bale, il fondo per cui lavorava se non sbaglio fallisce
Carell tra atroci rimorsi di coscienza,dopotutto guadagni palanche su un merdaio(scusa la parola) creato da aguzzini senza scrupoli che hanno tirato la corda ma sai che quel castello di carte è stato edificato sul cittadino medio e lui ne pagherà il lascito,solo lui+un capro espiatorio,un manager franco svizzero,scelto forse perchè giocava male a golf o faceva battutacce allo yacht club......Scherzi a parte,Gosling 47 milioni senza rimorso,Carell 200 milioni con rimorso,Pitt 8 milioni +dieta equilibrata e Bale,beh lui è un asperger criptico e ermetico,difficile,scrive una percentuale +489%,al suo fondo o a se stesso,difficile a dirsi.....
Lambohbk, ti ha risposto Balto: alla fine, sì, hanno tutti guadagnato - e molto - scommettendo sul crollo finanziario ma soprattutto sulle disgrazie della gente. Tu chiamali, se vuoi, speculatori.
No nulla di originale, ma tutto ben fatto. Sfoggio non necessario di risorse economiche (troppe stelle. Per esempio la Robbie sprecata e superflua. Persino Gosling poteva essere sostituito da uno meno caro e meno bravo) perchè il merito del film sta appunto nella forma. Che si fa sostanza. Senza essere originale il montaggio frammentato è eccellente. con dentro un di tutto e di più (le "arie" di Bale, gli accellerando simil-cronaca, i "quadretti" a tema chiusi a nero etc ...) Sottolineato da un sonoro preciso. Direi che sì, è uno dei pochi film sul serio politici che ho visto ultimamente in circolazione: non serve lacrimare per graffiare. Pur non essendo nelle mie corde, tre stelle sono un pochino avare: non è che hai finito i la scorta di quelle bruciandole in qualche subprime cinematografico? Un saluto
Ahahah, può essere: di roba tossica ne assumiamo sempre troppa, anche a nostra insaputa (va di moda, sai com'è ...). Solo un appunto: siamo sicuri che poi Ryan Gosling sia così "bravo": è un dubbio, eh, una riflessione in divenire man mano che ne vedo l'inequivocabile fissità attraversare ogni genere di film ... Qui, non a caso, Bale e Carell (un mostro di bravura, per quanto mi riguarda, e sottovalutato) se lo divorano senza grandi sforzi. Non ho (ancora) visto La La Land, comunque.
Ciao.
Boh? Dicono tutti che è bravo e chi sono io per negare, Gregorio? A dirla tutta ho sulla coscienza Edward Norton che non mi è mai piaciuto, fino a quando l'ho visto in Birdman in inglese. E mi si è aperto un mondo! Quindi do il beneficio del dubbio a Gosling che magari la sua "fissità" un po' la cerca. Bale qui è fantastico. Ma ripeto: è la struttura qui che fa tutto il film. Scrittura (beh, fondamentale) e struttura. Per altro con mezzi forse meno eccelsi di quello che si creda. Non è l'originalità il punto: ma un modo di raccontare contemporaneo e frizzante che schiaccia l'occhio alla cinema "d'inchiesta" ed impegnato, senza però assumerne la pesantezza (o se vuoi il "prendersi sul serio"). Insomma, una commedia che narra un dramma, in chiave realistica ma al limite del grottesco (l'occhio di vetro: ahhhh, vero ma un po' schifoso). Sì, sì, e chi fra noi non ha un investimentuccio repellente a perdere? (chi di soldi non ne ha più, risponderei, e ce ne sono parecchi in giro.....). Ciao
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