Regia di Adam McKay vedi scheda film
Opera che è l'adattamento del libro-inchiesta The Big Short pubblicato nel 2010 dal giornalista Michael Lewis, già autore tra l'altro di due opera a tema sportivo da cui sono state tratte altrettante fortunate pellicole come The Blind Side e Moneyball - quest'ultima prodotta, come questo, da Brad Pitt - in cui si racconta delle cause relative all'esplosione della bolla speculativa e del conseguente tracollo del mercato globale del 2007 attraverso la scoperta da parte di alcuni brooker della gigantesca "bolla" del mercato immobiliare USA destinata a scoppiare nell'arco di pochi anni con effetti disastrosi nell'economia mondiale.
Ancora oggi la finanza mondiale è alle prese con le conseguenze di un fenome che ha le sue radici nelle logiche speculative di un mercato finanziario guidato dai fautori della cosi detta "finanza creativa" e di altrettanti "artisti" dell'investimento che hanno portato milioni di persone a perdere tutto, anche la vita, attraverso atti di cui, per molti di noi, ancora oggi è quasi impossibile delinearne con esattezza le cause.
Il film di McKey riesce con competenza a fare luce su alcuni di questi dubbi scandendo spesso con efficacia le fasi e i passaggi che hanno portato alla caduta di un sistema, il più delle volte fraudolento, e nella follia, a volte anche inconsapevole, autoalimentatasi di un sistema corrotto dalle fondamenta, vedasi il personaggio di Melissa Leo, responsabile dell'agenzia di rating Standard & Poor's, o a quello di Karen Gillan e alle loro irriguardose giustificazioni riguardo alla criminale commissione di interessi tra controllori e controllati, problema che (purtroppo) sussiste ancora oggi.
Durante tutta la pellicola però non seguiamo questi eventi secondo il punto di vista delle vittime e nemmeno dei carnefici ma da quello, molto più ambiguo, dei semplici broker, che scoperto l'imminente disastro, decidono di puntare contro il mercato USA e il sistema delle banche, colpevole delle inefficienze che lo ha prodotto, finendo comunque per arricchirsi ma a scapito del resto del mondo.
In questo film non assisteremo infatti agli stravizi dei miliardari e alla loro vita mondana extra-lusso, come in The Wolf of the Wall Street, quanto piuttosto all vicende dei loro portaborsa o dei loro dipendenti, di quegli outsiders della finanza che lavorano nel sistema (e PER il sistema) ma che hanno avuto la capacità, o la volontà, di scoprirne le menzogne alla base dello stato di corruzione e delle speculazioni delle banche.
Ma alla fine tutto è comunque riportatato ad una serie di scelte che i protagonisti dovranno compiera alla fine e all'epilogo storico e giuridico della truffa ordita dalle banche.
Un epilogo onesto ma purtroppo amaro.
La grande scommessa riesce comunque a essere anche divertente, nonostante la gravità del soggetto, ma è comunque innegabile l'indignazione che pervade l'intera opera e lo stesso film è in parte una scommessa che il regista riesce a vincere trasformandolo in un dramma travestito da commedia e in un racconto corale suddiviso tra le diverse storyline - buona l'interpretazione di tutti i "docenti di economia" prestatasi per l'occasione, tutti al servizio della storia, con una menzione particolare per Steve Carrell ma che annovera anche Chriatian Bale, Brad Pitt, Marisa Tomei, Ryan Gosling, Jeremy Strong, Finn Wittrock, Rafe Spall, Hamish Linklater, John Magaro e Byron Mann, in cui fiction e stile anche documentaristico si intrecciano senza soluzioni di continuità, anche in modo verboso e nevrotico ma sempre con uno spirito ironico e graffiante che lascia lo spettatore piacevolmente sorpreso, ma puntando anche coraggiosamente proprio sulla considerazione e sulla capacità intellettiva dello spettatore stesso.
Anche l'infrazione della quarta parete, espediente brechtiano e momento "didattico" originale - affidato a camei di "esperti" come Margot Robbie o Selena Gomez - tra l'altro in situazioni glamour o lussuriosamente per "ricchi" - è una trovata autoironica che funziona ma particolarmente rischiosa, a riprova della fiducia/incoscienza che il regista mostra di avere per il pubblico.
VOTO: 7
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