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Vittorie perdute

Regia di Ted Post vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Vittorie perdute

di ethan
7 stelle

'Vittorie perdute', titolo decisamente brutto rispetto all'originale ben più evocativo 'Go Tell the Spartans' è, tra le opere appartenenti al ricco sottogenere dei Viet Movie, che ha regalato capolavori come 'Il cacciatore', 'Apocalypse Now', 'Platoon', 'Full Metal Jacket', uno dei meno conosciuti, ma grazie all'inserimento nella retrospettiva sulla New Hollywood al 32esimo TFF è stato possibile vederlo.

La trama, basata sul romanzo 'Incidente a Muc Wa' di Daniel Ford, segue un canovaccio tipico di film come questi, con un plotone di soldati inviati a presidiare un avamposto sperduto nella campagna vietnamita, alle prese con forze soverchianti per numero e più esperte del territorio.

I punti di forza del film sono lo sguardo disilluso sull'intervento americano nel paese del Sud Est Asiatico, privo di ogni retorica o enfasi militaristica, grazie a dei dialoghi al vetriolo tra i militari a stelle e strisce all'interno del campo base, comandato con saggezza dal maggiore Barker (un disincantato e ottimo Burt Lancaster, in uno di quei ruoli della seconda parte della sua carriera, dove la recitazione non è più incentrata sulle qualità atletiche e la spavalderia - si pensi a 'Il corsaro dell'Isola Verde' di Siodmack' tanto per dare un'idea - ma su elementi che riguardano altri aspetti della personalità) e ad una delineazione precisa dei profili psicologici dei personaggi principali.

Vediamo una galleria piuttosto eterogenea di caratteri, dal sergente che non regge più la situazione che commette suicidio (Jonathan Glodsmith) alla recluta dai buoni propositi e mosso da sani ideali che dovrà fare i conti con la durezza della realtà (Craig Wasson, anch'egli bravissimo), al soldato preda dell'oppio (Dennis Howard) il cui nome, Abraham Lincoln, ha chiaramente intenti satirici e la sua riproposizione del 'Discorso di Gettysburg' dell'illustre suo omonimo si concluderà con un simbolico bombardamento ad parte dei Viet Cong, per arrivare al classico generale ottuso (Dolph Sweet), presente in ogni conflitto, che non esita a mandare le truppe allo sbaraglio per ragioni di Stato.

Il punto debole, purtroppo, sono le scene di guerriglia, dalle quali il pur esperto Ted Post non riesce a non far trasparire il risicato budget della produzione: esse danno subito l'idea di un Vietnam ricostruito in casa (le location sono in California) 'alla buona', senza la Jungla opprimente in qualità di 'nemico' aggiuntivo oltre a quello reale ed i combattimenti sono in gran parte girati di notte, forse proprio per ovviare a tale mancanza, con inquadrature ravvicinate.

Da ricordare la sequenza, divertentissima, con cui il maggiore interpretato da Burt Lancaster spiega con termini molto coloriti a un esterefatto suo sottoposto che non ha fatto carriera perché sorpreso da un generale (e addirittura dal Presidente degli Stati Uniti) a fare sesso con la moglie durante una festa.

Nonostante i difetti riscontrati il film merita comunque rispetto e la bocciatura che ho letto sul Mereghetti, con la frase criptica: ''La retorica dell'antiretorica, nel 1978, poteva sembrare abbastanza originale, ma i successivi film sul Vietnam l'hanno fatta invecchiare in fretta'' lascia il tempo che trova.

Voto: 7. (Visto in v.o.s.)

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