Regia di Brian De Palma vedi scheda film
Vent'anni prima di "Redacted",nel magma antibellico dei "Platoon" o "Full Metal Jacket" anche De Palma usa il suo occhio e dice la sua sulla guerra.Quella del Vietnam,un conflitto disumanizzante anche per dei giovani,dove la ragione e la coscienza sono accantonate,dove la spinta alla sopravvivenza è data dalla crudezza animale.De Palma riusci' ad evitare l'arruolamento in Vietnam fingendosi omosessuale,lui non è stato come Oliver Stone carne da cannone in una giungla,non ha visto l'orrore con i suoi occhi,ma nonostante cio' è parte di una generazione traumatizzata e nevrotizzata dall'odore del napalm.La coscienza di De Palma guarda il sangue e le bombe filtrandole attraverso i virtuosismi da cinepresa,non aggiunge nulla di nuovo ad altri film sul Vietnam di quel periodo.Ma gli occhi e il cuore del soldato Eriksson sono quelli del regista,ispirandosi a una storia vera,Brian scende nel sud est asiatico,regalandoci una vicenda dai toni strazianti,faziosa e politicamente corretta,se vista dagli occhi di una nazione democratica e portatrice di pace.Le vittime della guerra sono i soldati,ma sopratutto i civili,una giovane contadina che non ne sa nulla di Johnson,Ho Chi Minh e del comunismo.Ma si trova li,nel posto sbagliato,a subirne l'orda furiosa e psicotica di 4 marines oramai alienati.La storia è scritta tra urla,lacrime e ferite laceranti di chi non conosce il conflitto,ma lo subisce,che sia un soldato ventenne o una giovane adolescente,loro sono insieme a "condividerne" gli orrori,nel meccanismo atroce di carnefice-vittima.De Palma gira il suo Vietnam nell'enorme stilismo che lo contraddistingue,dove i fotogrammi di una giungla dolorosa sono pezzi d'arte cinematografica.La cinepresa gira,insegue,si "capovolge" ed entra prepotentemente nell'orrore,non lascia scampo e "difetta" di uno sfacciato moralismo.La storia ci parla di un ambiente sterminato,dove una fotografia lucida e compatta staglia le figure e le divide in buoni e cattivi,il soldato Eriksson da una parte:la coscienza civile e umana,un credente nel giusto.Poi c'è il sergente Meserve:psicopatico,brutale e alienato,la faccia di una gioventu' a stelle e strisce persosi nella giungla.A differenza di "Platoon","Vittime di guerra" assume toni manichei,c'è il male e il bene,dove quest'ultimo sopravvive alle leggi di una giungla guerriera.I soldati di Stone erano sfaccettati e si contrapponevano in una sorta di effetto-causa,dove anche il piu' "pulito" non riusciva a sottrarsi.De Palma sceglie la via della nemesi bene e male,anche se nel "gruppo" di Meserve c'è un soldato ispanico,con fede cristiana che tenta di sottrarsi all'abominio,ma è costretto a subirne la violenza costrittiva,del piu' "potente" o piu' "forte".Tutto segue percio' un unica chiave di lettura,e cioe' la "guerra fa schifo",senza sottrazioni,ragionamenti e illazioni,che siano gli stati che la producono o gli uomini che la servono.De Palma dice la sua sul Vietnam,girando un opera forse un po sottovalutata,sara' per il periodo ricco di un "bellicismo" cinematografico doloroso,oppure per tematiche ormai scomode e solamente da gettare nel dimenticatoio.Un film cosi' gode di una potenza didascalica enorme,da qualunque parte lo si veda, "Vittime di guerra" è il dolore quotidiano assurdo,di un popolo assopito e assuefatto dall'orrore,dove la regia è voluminosa e magnetica nel consegnarci lo strazio.Poi ci siamo noi spettatori a tirarne le somme,di una brutalita' gratuita e inconcepibile,acquisita per patriottismo stolto e retorico,in campi d'addestramento dove non esiste l'umano ma solo l'esaltazione.In un "cocktail" cosi' doloroso,a incarnarne le figure vi è un bellissimo cast,dal buono Michael J. Fox,al crudele Sean Penn,una centralita' attoriale superba,sopratutto Sean Penn,perfetto nel portare negli occhi la follia di un conflitto inutile.La colonna sonora di Morricone è poi la ciliegina sulla torta,una sinfonia amara quanto poetica,di una storia lontana da noi chilometricamente,ma vicina,purtroppo vicina alle nostre coscenze di esseri umani......
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