Regia di Brian De Palma vedi scheda film
Il classico, rabbioso e cinico, film di guerra, su cui, improvvisamente, si innesta il caso sollevato da una coscienza lucida e sensibile. La sceneggiatura è fastidiosamente canonica, nei dialoghi come nelle situazioni, ed il tono generale è ingiustificatamente improntato al nervosismo ed al clamore, tanto che la solitaria tragedia della giovane donna vietnamita non riesce a commuovere e a restare impressa come dovrebbe. A nulla serve il tentativo di ravvivarne la memoria in extremis, nel finale: una postilla sentimentale che risulta melensa e del tutto inadeguata. Un po’ pretestuosa appare la contrapposizione tra il personaggio di Michael J. Fox, fanciullo innocente dal viso angelico, e la caricatura del ragazzotto sbruffone interpretata da Sean Penn. Il film manca di analisi, di gradazioni del pensiero e di interrogativi sospesi, insomma di quelle increspature della superficie che rendono un’opera interessante e significativa. Brian De Palma ci consegna invece una pellicola piatta, stirata a vapore, in cui il male sta tutto da una parte ed il male dall’altra, mentre ci si augura – forse invano – che, nelle sue intenzioni, l’onere di fungere da anello di congiunzione non dovesse gravare sulle fragili spalle dell’esitante recluta Antonio Diaz. “Vittime di guerra” è un film che probabilmente crede di aver assolto il proprio impegno mostrando tutti i dettagli della disumana violenza perpetrata sulla ragazza, ed assicurando i colpevoli alla giustizia. Un prodotto privo di storia, del tutto trascurabile, e che, d’altronde, già mentre lo si guarda, comincia pian piano a cancellarsi dalla mente.
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