Regia di Nabil Ayouch vedi scheda film
MUCH LOVED, pure esso regalo della celeberrima Quinzaine sessantottina, è un film marocchino di Nabil Ayouch, ambientato in una casa di tolleranza nella moderna Marrakesh odierna. Quattro tra le donne che in esso vivono, ci rendono partecipi della loro vita di recluse, ma anche di donne moderne ed emancipate, consce del proprio ruolo un po’ da oggetto di piacere.
Quattro, cinque caratteri diversi, culture differenti, impregnate ognuna delle esistenze che hanno contraddistinto la loro giovane vita precedente: donne talvolta sofisticate, talvolta più semplici e grossolane, incastonate in una società maschilista che le prevede, non le rinnega, ma nemmeno permette loro di riscattarsi tanto facilmente, marchiandole con un segno invisibile ma ugualmente indelebile.
In tutto questo contesto, il vero sconfitto, almeno dal punto di vista umano, è l’uomo, il padrone, colui che si arroga il diritto di scegliere, di preferire, colui che può incapricciarsi di una di loro, disconoscendola la volta dopo.
Uomini bambini, capricciosi ed immaturi, pronti a colpevolizzare la loro favorita per rinnegare, anche a loro stessi, l’eventualità di una preferenza sessuale che non può nemmeno essere immaginata nel contesto della civiltà ufficiale ove l’uomo è un baluardo di virilità e rettitudine, e la donna una fonte effimera di piacere da spremere e usare finché riesce a risultare interessante.
Nonostante la drammaticità di situazioni e sviluppi, Much Loved già dal titolo disincantato ed ammiccante non rinuncia ad una certa ironia, che si concentra sul volto, le parole e le azioni di una cinquina eterogenea e ben assortita di interpreti femminili, specchio completo ed eterogeneo di caratteri ed attitudini in qualche modo universali: donne con i polsi legati, che tuttavia sanno rifugiarsi con intelligenza nell’ironia di fondo del relativo proprio carattere, consce che con la solidarietà e la forza del gruppo anche i muri più invalicabili potranno un giorno essere scavalcati o addirittura abbattuti.
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