Regia di Ciro Guerra vedi scheda film
Quella di Ciro Guerra è un'opera davvero monumentale. Non saprei bene come suggerire la magnificenza di questo film se non paragonandolo alle produzioni avventurose del cinema di Rossellini, dove il capostipite del neorealismo italiano realizzava il suo "Paisá" come fosse un opera ready-made e a tratti dadaista. Si andava alla scoperta di quei nuovi scenari di un'Italia liberata e devastata dalla guerra e in base a ciò che la realtà presentava si costruiva quotidianamente la storia da raccontare.
Il buon Ciro, nel corso di una simile avventura durata molti anni, costruisce un film magnifico ambientato interamente nella foresta amazzonica e votato allo studio di una cultura a rischio di estinzione attraverso il pretesto della ricerca di una rara pianta i cui effetti potrebbero curare il protagonista proveniente dalla civiltà. Ma il regista non si accontenta di una semplice struttura narrativa lineare. No, Ciro alterna continuamente passato, presente e futuro in un susseguirsi di stupende sequenze oniriche, immergendosi con assoluto rispetto insieme al suo protagonista nella curiosità e alla scoperta di una cultura affascinante e schiva. Anche la fotografia sovraesposta in bianco e nero contribuisce a rendere le atmosfere magiche e realistiche allo stesso tempo. È un film che sicuramente piacerà molto a Werner Herzog in quanto le reali traversate in pagoda e i molteplici giorni trascorsi dalla troupe nella foresta sono sensibilmente percepibili dal tono a tratti documentaristico del film (con magnifiche sequenze di animali prese in prestito direttamente da National Geographic), rendendo "L'abbraccio del serpente" una vera e propria esperienza cinematografica unica e irripetibile sia per lo spettatore, sia per i suoi realizzatori. Da non perdere!
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