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El Abrazo de la Serpiente

Regia di Ciro Guerra vedi scheda film

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La recensione su El Abrazo de la Serpiente

di alan smithee
10 stelle

locandina

El Abrazo de la Serpiente (2015): locandina

FESTIVAL DI CANNES 2015 - QUINZAINE DES REALISATEURS

 

EL ABRAZO DE LA SERPIENTE porta la regia del giovane colombiano Ciro Guerra, presente in sala al Palais Croisette nella rassegna della Quinzaine.

La vicenda, che si divide senza stacchi evidenti tra un passato tragico ed un presente di vecchiaia e speranza, ci presenta uno sciamano intento a far da gioda prima da giovane ad un botanico tedesco, poi, più anziano, ad un altro studioso delle piante, ma americano.

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El Abrazo de la Serpiente (2015): scena

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El Abrazo de la Serpiente (2015): scena

Entrambi sono interessati a trovare il fiore bianco e carnoso ma rarissimo di una pianta che, se ingerito, dà luogo ad effetti allucinogeni che favoriscono lo sviluppo del sogno e il suo ricordo una volta ridestati.

In entrambi i casi i viaggi sono lunghi e duri, funestati dalle condizioni meteorologiche e comunque proibitive di una zona selvaggia tra le foreste infinite di una Amazzonia da vertigine, incantevole e micidiale nello stesso tempo, madre dispensatrice e prigione inestricabile.

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El Abrazo de la Serpiente (2015): scena

Un viaggio alla deriva di se stessi, tra atmosfere che ricordano i deliri di Kurtz di Cuore di Tenebra e relativa versione cinematografica coppoliana, e i disagi psicologici del Reygadas che condivide lo stesso selvaggio ed indomito continente.

Un viaggio alla ricerca di se stessi e delle proprie capacità e risorse, una scoperta di come il fanatismo religioso possa creare situazioni di servilismo cieco senza alcuna messa in discussione; ma soprattutto un ritratto potente che trasuda fascino abbacinante di una natura lussuriosa e potente come un dio, libera e allo stato brado, incontenibile e carnale: circostanze e caratteristiche che il bianco e nero potente e cinerino in questo caso agevola ed aiuta a rendere la maestosità del creato a dir poco inquietante e quasi soprannaturale, come una divinità da cui attendersi pericoli in vista e da tenere a bada con sacrifici e rispetto per troppo tempo messo al bando da un progresso che ne ha cancellato la complicità con il suo interlocutore ideale che è quell'uomo che tende sempre più ad imbrigliarla soffocandone le potenzialità.

Il più potente film di Cannes visto fino ad ora, non a caso alla tanto amata Quinzaine.

 

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