Regia di Maurizio Lucidi vedi scheda film
Un film semplicemente sublime, questo "La vittima designata". Al di là dell'aspetto smaccatamente derivativo - peraltro neutralizzato dalla pellicola stessa durante una sequenza in cui è dichiarato che tutto ciò che conta è lo stile - il film di Maurizio Lucidi gioca con la propria eccessività in modo irresistibilmente seducente. L'implausibilità degli incontri, l'artificiosità delle situazioni e la carola estetizzante delle immagini sono ampiamente riscattate da una capacità di creare suggestioni ambientali di fascino morboso e caliginosa enigmaticità. Pierre Clémenti dà vita ad uno spettro damascato letteralmente indelebile e Tomas Milian si concede anima e corpo ad un personaggio viscidamente compromissorio che incarna perfettamente le debolezze borghesi. Il tutto è servito sontuosamente da una regia finemente sbalzata e accompagnato da musiche prog-barocche (il celeberrimo "Concerto grosso" dei New Trolls). Immortale battuta del conte Tiepolo a Stefano: "L'assoluto, amico mio, non è mai ragionevole". Ovazione.
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