La recensione su I vitelloni

Il regista Federico Fellini offre uno spaccato della vita di alcuni "vitelloni", giovanotti di ceto piccolo-borghese residenti in una cittadina di mare, negli anni '50. Ben pasciuti e sempre ben vestiti, apparentemente sono spensierati, entusiasti della vita, pieni di belle speranze. In realtà, vivono in una sorta di limbo tra l'adolescenza e l'età adulta. Sembrano sempre pronti a "spiccare il volo", ognuno a suo modo, ma nessuno riesce. Solo uno dei quattro trova il coraggio di abbandonare l'oziosa località per affrontare l'ignoto in una grande città. Alberto, interpretato da Alberto Sordi, è una sorta di dandy "allergico" al lavoro, giocatore accanito e perennemente senza un soldo, tanto da dover fare affidamento, per mantenere i suoi vizi, sul denaro che le passa la sorella Olga - salvo rimproverarle la relazione con un uomo sposato - e da disperarsi nel momento in cui lei parte; sarà, infatti, costretto a cercare un lavoro. Leopoldo (Leopoldo Trieste) è persona di cultura con velleità teatrali. S'impegna nella scrittura di una commedia, riesce ad ottenere l'attenzione da parte di Sergio, attore di successo, che potrebbe promuovere la sua opera. L'uomo di spettacolo appare, però, interessato anche ad altro; o almeno, così percepisce Leopoldo, che fugge da lui. Fausto (Franco Fabrizi) è invece un donnaiolo impenitente. Dopo aver messo incinta la fidanzata, Sandra, tenta di evitare le proprie responsabilità preparandosi a partire, ma il padre lo costringe a sposarla; successivamente, il suocero gli trova un lavoro, che Fausto accetta con scarso entusiasmo. Benchè abbia al fianco una moglie bella ed innamorata di lui, non resiste alla tentazione di corteggiare altre donne; Moraldo (Franco Interlenghi), fratello di Sandra ed anch'egli parte del gruppo è l'unico che trova il coraggio di partire; giunge a questa decisione dopo essere stato implicato nelle malefatte di Fausto; più in generale, dopo aver compreso l'inutilità delle vite, propria e dei suoi amici, ciò anche grazie a degli incontri, come quello con il giovanissimo Guido, un ragazzino con cui scambia quattro chiacchiere tornando a casa a notte inoltrata. Mentre egli va a dormire, Guido, all'apparenza non ancora quattordicenne, va a lavorare. Federico Fellini tratteggia una gioventù pigra, priva di ideali e di prospettive, incapace di apprezzare le cose belle della vita, perchè ignara delle sue brutture, grazie a (o a causa di ?) genitori sin troppo comprensivi o comunque, a loro volta, incapaci di comprendere che i figli sono ormai uomini. Il papà di Fausto, ad esempio, s'impone sul figlio con decisioni che non ammettono discussione; arriva a prenderlo a cinghiate, trattandolo come un adolescente dispettoso. L'opera ha tonalità da commedia, ma il tema è molto drammatico. In epilogo, sebbene una certa armonia sembra tornare tra i personaggi - in particolare, consola il pentimento di Fausto, per ciò che ha fatto a Sandra, ormai mamma - nulla lascia presagire che le loro vite possano avere una svolta. Moraldo, il "coraggioso", prende il treno per recarsi in un'altra città, con l'atteggiamento di un emigrante che salpa per l'America. Il film è piacevole da vedere. Le inquadrature seguono ora l'uno, ora l'altro dei personaggi, ben interpretati, nelle loro piccole e grandi disavventure, sullo sfondo della ben tenuta cittadina di mare, con i suoi svaghi ed i luoghi di aggregazione; allo stesso tempo, però, il regista, è in grado di far comprendere il significato recondito degli eventi mostrati, descrivendo con precisione un derminato contesto sociale ed umano.