Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Un discreto film, ma secondo me di gran lunga inferiore alla sua fama: una fortuna eccessiva che per me ha sempre favorito Fellini. Quanto meno, rispetto a tante altre opere osannate del romagnolo, qua ci sono una trama e un senso. Che è questo: la denuncia dell’irresponsabilità morale.
I protagonisti sono tutti pieni di problemi: sono complici nell’evasione. I loro diversivi servono loro a non riflettere sufficienza sulla propria tristezza. In particolare colpisce lo squallore di Fausto, che crea problemi enormi alla moglie, madre del suo bambino, proprio per non accettare minimamente i limiti che la realtà di padre e marito comunque non possono non imporgli. Questi disoccupati mantenuti fanno pena, anche se ogni tanto fanno anche sorridere (ma così di rado!), nella ricerca costante di distrazioni per non pensare a quello che sono.
Detto questo, che ha un peso, non è che il film mostri chissà che di memorabile. Si intuisce una grande profondità psicologica, questo sì; ma manca la capacità ci creare una storia all’altezza, che sappia illuminare il pubblico sull’indolenza, che crea gravi problemi ai protagonisti e ai loro congiunti. Forse solo i maschi “vecchi” hanno uno spessore, col loro richiamo al dovere, semplice e arcaico, ma efficace.
Tra gli interpreti, spicca ovviamente Sordi, ma anche Eleonora Ruffo: all’epoca 17enne, la moglie cornuta, tenerissima, autentica, capace di destare una commozione profonda, vittima del proprio eccessivo ingenuo ottimismo, come anche vittima di colui che si è approfittato di tale buonismo stupido e autolesionista, ma anche candido e innocente.
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