Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Da "Luci del varieta'" (1950) a "Le notti di Cabiria" (1957) Fellini attraversa quasi un decennio in cui in Italia vige un cambiamento sociale e culturale in cui egemonie idealiste e religiose vanno sbiadendo per lasciare il posto a nuovi tipi di "democrazie" i cui giovani di allora cercano di assorbire modelli e comportamenti.I fascisti del ventennio invecchiano e le tre figure chiave di quel momento topico ossia Benedetto Croce,Papa Pacelli e Stalin muoiono,avanzano dunque nuovi tipi di valori sociali che copiano il modello americano e l'uomo in linea generale cerca risposte di tipo esistenziale in scienze come la psicanalisi.L'Italia rurale va quindi sparendo e lascia lo spazio al benessere del "boom economico",Fellini non guarda a questo tipo di cambiamenti con l'acume del politico,tanto che la sinistra lo bandisce come reazionario,ma tutto cio' è esagerato, Fellini guarda il mondo che cambia con uno sguardo vitale,e descrive tutto alla sua maniera: con poetismo e sarcasmo, a lui non interessa una spiegazione socio-politica,il suo cinema non è didascalico o neorealistico,il suo cinema è diverso ha una vena autobiografica e poetica,le vite di prostitute ,ladroni e sfaccendati non hanno uno sguardo ideologico ma puramente umano e vitale.Tutto cio' attira le ire dell'"intellighenzia" di sinistra,i paladini del "neorealismo" come l'autorevole critico Aristarco accusano Fellini di eresia,una "voce" fuori dal coro dunque quella del riminese,ma a Federico questo non gli tange,a lui piace raccontare le storie e "le facce" di un Italia che cambia,alla sua maniera con poesia e disincanto.I vitelloni segnano dunque la nascita del "Fellini autore",innanzitutto chi sono i vitelloni? su questo neologismo ci sono piu' opinioni,c'e' chi dice che sia un espressione marchigiana quindi ispirata da Ennio Flaiano,letteralmente "vdlon" ossia "budellone",giovane sfaccendato, una budella che la famiglia deve riempire,altri pensano che sia un espressione riminese,comunque sia i vitelloni sono quei giovani di provincia di estrazione borghese,sulla soglia dei 30 anni,mantenuti ancora dalle famiglie le cui esistenze sono ancora ad uno stato embrionale,di infinito progetto,questi giovani sono schiavi del loro microcosmo che compremde: pettegolezzi,caccia alle donne,partite al biliardo,una vita dalla quale questi esseri patetici pur volendo fuggire ne rimangono imbrigliati,oltre a mentire agli altri,mentono dunque a se stessi.Questa pellicola rappresenta per Federico una cerimonia d'addio alla gioventu',anche se il nostro ando' via da Rimini ben prima di diventare "vitellone".L'autorialita' del maestro è evincente gia' ora, in un film ironico e delicatamente caustico,un nuovo modo di fare cinema in cui non viene narrata una sola vicenda,ma il tutto viene frammentato in vari blocchi episodici snodati in questo caso da un estate all'altra,una sorta di Amarcord ante-litteram,ambientato in un litorale romagnolo dal respiro "Kafkiano" in cui si muovono 5 nullafacenti:il giovane Moraldo voce critica del gruppo,una sorta di "Federico" che si limita ad osservare e "galleggiare" in un mondo che in fondo non è il suo,seguono l'intelettualoide Leopoldo,Riccardo il tenore,il mammone e grottesco Alberto,ed infine la figura centrale del gruppo: Fausto,donnaiolo incallito,una sorta di "guida spirituale" per gli altri,un viso da "mascalzone latino" che nel finale dimostra un innato patetismo.Fellini guarda "i vitelloni" con occhio pungente e sarcastico,esaltandone cosi' i contenuti di un provincialismo che ancora s'intravede nell'Italia di allora,la cittadina del film è puramente immaginaria e cinematografica descritta piu' causticamente che nostalgicamente,un microcosmo che stava stretto al suo autore,un mondo impalpabile popolato da mentalita' vacue e "provincialotte" in cui si rimane ancorati ad un eterna adolescenza.Questo film è da collocare insieme ad Amarcord nei "luoghi della memoria" del regista,Federico torna nella "sua Rimini" osservando con disillusione un mondo che è stato suo ma che ora non lo è piu',se in Amarcord i personaggi erano giovani candidi e ingenui, "i vitelloni" sono descritti con ammonimento e patetismo,in una pellicola che rimane memorabile in molti passaggi,un autentico capolavoro del "come eravamo",e un finale commovente con un giovane che si congeda da un mondo trasognato e si avvia a diventare il piu' grande genio del cinema italiano.......
In un borgo di provincia del litorale adriatico,le storie di cinque giovani nullafacenti,da un estate all'altra,sogni,illusioni,delusioni e patetismi di un microcosmo trasognato.
Questo film celebra "la sua nascita" una firma importante in una panoramica sarcastica e poetica della vita di provincia,in un crescendo di episodi memorabili,la regia è gia' di spessore e rasenta il capolavoro.......
L'ex "Sciuscia" offre una bella interpretazione,mai sopra le righe..una bella faccia pulita,peccato che questo attore non ha raccolto quel che meritava....
Un interpretazione che lancera' la sua carriera,sagace e grottesco, il suo personaggio è il piu'complesso di tutti,la scena dei "lavoratoriii!!!! prrrrrr!!" vale l'intero film......
Ha tutto quello che serve per il suo ruolo,una faccia da "mascalzone latino",per il resto una bella prova anche la sua,nonostante fosse doppiato da Nino Manfredi.....
Recitazione di grande stile,il suo personaggio è anch'egli meritevole di applausi......
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta