Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Dopo il fiasco de "Lo Sceicco Bianco" e l'ostilità generale nei confronti di Alberto Sordi, Fellini dimostrò grande coraggio (o incoscienza) chiamando ancora una volta l'attore romano che, tra l'altro, condizionò le riprese del film che furono effettuate nei ritagli di tempo concessi dalla sua partecipazione ad una tournée con Wanda Osiris.
Il film in verità ha ben poco di autobiografico: Federico non è mai stato un "vitellone", si trasferisce a soli 19 anni a Roma armi e bagagli con tutta la famiglia e là trova l'appoggio dei parenti della madre, romana dell'Esquilino. Che ci si trovi a Rimini il regista non lo fa capire, non c'è una scena che sia girata nella cittadina romagnola ed i protagonisti sono uno di Reggio Calabria, due di Roma, uno di Piacenza ed il solo fratello del regista, Riccardo, il personaggio meno importante del gruppo, è il legame con la terra natale.
A prescindere da queste considerazioni che lasciano il tempo che trovano, Fellini dipinge un ritratto vivissimo della provincia italiana, esaltando pregi ormai scomparsi e difetti che nell'Italia d'oggi sarebbero pregi. La pellicola inanella una serie impressionante di sequenze da antologia, tra le quali spiccano quella sulla spiaggia d'inverno, quella dopo la fine della festa di carnevale, quella celeberrima del "lavoratori...." e quella finale degli amici che dormono nei loro letti. Sceneggiatura notevolissima, fotografia pregevole, il film emana un fascino che il tempo non può che esaltare.
Un discorso a parte merita la colonna sonora di Nino Rota, a mio parere una delle migliori di sempre, il tema principale ha una forza evocativa senza pari ed esprime un senso di mistero ed una malinconia che sono la cifra stilistica di questo compositore mai abbastanza lodato.
Ultima curiosità: la vicenda si apre con una festa, si direbbe di fine estate, in cui viene eletta Miss Sirenetta 1953. Passa il tempo, gli avvenimenti si succedono, poi ad un certo punto arriva carnevale ed è ancora il 1953. Si tratta di una licenza poetica, di un madornale errore o c'è una spiegazione che a me è sfuggita?
Rimini, 1953: cinque amiconi sfaccendati inseguono sogni impossibili e si lasciano vivere tra feste e scherzi goliardici. Ma la vita non è sempre indulgente nei loro confronti: Fausto mette incinta la fidanzata, deve sposarsi e trovarsi un lavoro, Alberto deve sopperire alla mancanza della sorella, l'unica in famiglia che lavora, Leopoldo deve affrontare la consapevolezza di essere un drammaturgo fallito e Moraldo, il più giovane, deve decidere cosa fare del proprio futuro....
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