Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Il secondo film di Federico Fellini è uno dei più sentiti omaggi alla vita di provincia. La storia di Moraldo, Fausto, Riccardo, Alberto e Leopoldo è un bell’affresco della vita di provincia negli anni ’50: un gruppetto di giovani nullafacenti, sempre a pensare alle donne, alle risate, senza prendersi le responsabilità che spetterebbero loro. Fellini ci introduce nel gruppo di “vitelloni” proprio quando tale status quo s’inceppa, a causa del matrimonio “forzato” tra Fausto (un Franco Fabrizi doppiato da Nino Manfredi) e Sandra, sorella di Moraldo. Nonostante il cambiamento sia di uno solo di loro, sono tutti i “vitelloni” a risentirne, perché come i vitelli, appunto, sono una mandria unita, legata per sempre da un vincolo che solo l’amicizia vera, quella che appiattisce qualsiasi tipo di divergenza, può sostenere.
Nel gruppo di attori, per quanto sia sostanzialmente Fausto il protagonista, spicca per bravura Alberto Sordi (Alberto), ma come presenza scenica Moraldo (Franco Interlenghi) batte tutti. Da segnalare la prova imperiosa di Jean Brochard, che nel film interpreta il padre vedovo e frustrato di Fausto. Nino Rota eccelle meno del solito nella colonna sonora. Mentre Fellini e Flaiano, in fase di scrittura, non deludono. Passato alla storia l’ombrello di Albertone ai lavoratori e la scena tra Leopoldo (Leopoldo Trieste) e il capocomico, sul molo, nella tempesta.
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