Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Una bellissima rielaborazione della giovinezza passata da scioperati nella natia cittadina di provincia. I sogni, le frustrazioni, ma anche l'ignavia di cinque trentenni che ancora non hanno deciso di rendersi indipendenti, e dipendono, sia economicamente che sentimentalmente, dai genitori. Fellini riesce, dalla rievocazione personale, a trarre una riflessione universale, come purtroppo oggi il nostro cinema non sa più fare, nonostante l'attualità del tema. Con le malinconiche notazioni sulla cittadina di provincia (con tutta evidenza una Rimini mai esplicitamente nominata), Fellini fa dei "Vitelloni" una sorta di prologo a "Roma" (1972), dove l'alter ego del regista (rappresentato qui dal sensibile Moraldo) lascia la provincia e si inoltra nei meandri della metropoli. Sono presenti alcune scene ormai entrate nella storia e nel mito del cinema italiano, come quella di Sordi ubriaco abbracciato al mascherone di Carnevale e quella dello sberleffo ai "lavoratori della massa". Notevoli, a mio parere, le prestazioni di Franco Fabrizi, che comincia a cimentarsi con i suoi personaggi squallidi e patetici, e di Sordi, della cui romanità, pur in un contesto del tutto avulso dalla capitale, non ci si può minimamente lamentare.
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