Trama
Ayiva ha lasciato il Burkina Faso per provvedere al futuro della sorella e della figlia. Ha approfittato della sua posizione in un'operazione di contrabbando per lasciare l'Africa insieme al miglior amico Abas. Adattandosi rapidamente alla vita in Italia, per Ayiva la situazione diventa pericolosa quando nella comunità in cui è approdato si respira un clima di tensione. Deciso ad affermarsi nel nuovo ambiente, cercherà di superare la tempesta ma a caro prezzo.
Approfondimento
MEDITERRANEA: DALL'AFRICA IN ITALIA
Scritto e diretto dall'italo-americano Jonas Carpignano, Mediterranea si ispira a fatti realmente accaduti per raccontare la storia di Ayiva, un africano partito dal Burkina Faso in cerca di un lavoro che gli permetta di provvedere alla sorella e alla figlia. Approfittando della sua posizione in una organizzazione che fa contrabbando di immigrati, trova il modo di lasciarsi alle spalle il continente africano. Ayiva cerca di adattarsi alla sua nuova vita in Italia, ma la tensione nella comunità locale continua ad aumentare e le cose si fanno più pericolose. Deciso a non darsi per vinto, cerca di resistere, ma questo ha i suoi costi.
Con la direzione della fotografia di Wyatt Garfield, le scenografie di Marco Ascanio Viarigi, i costumi di Nicoletta Taranta, le musiche di Benh Zeitlin e Dan Romer, e la produzione tra gli altri di Chris Columbus, Mediterranea ha avuto la sua prima al Festival di Cannes 2015, nella sezione parallela della Semaine della Critique. A spiegare le intenzioni del progetto sono le parole dello stesso regista: «I movimenti migratori internazionali hanno cambiato la faccia dell'Italia. Ogni anno migliaia di immigrati dal nord e centro Africa lasciano le loro abitazioni e le loro famiglie e, su imbarcazioni improvvisate, e a grave rischio personale, attraversano il Mediterraneo per arrivare in un'Italia niente affatto ospitale. La maggiore conseguenza di queste migrazioni e del cambiamento sociale che hanno prodotto è che l'Italia per la prima volta ha un "problema razziale" su vasta scala. Ho sempre avuto una grande sensibilità per i problemi razziali negli Stati Uniti e in Italia e mi interessa in particolare osservare le differenze storiche e sociali fra le due nazioni, e ciò è dovuto al fatto che vengo da una famiglia che è parte italiana, parte americana, bianca e nera. Durante la mia permanenza in Italia ho sempre notato come i neri che incontravo e conoscevo erano sempre o venditori ambulanti o lavoratori immigrati. Non c'era segno di quella classe media nera a cui ero abituato essendo cresciuto nel Bronx a New York. L'esperienza dei neri in Italia è dunque caratterizzata da delle specifiche condizioni storiche e sociali che hanno coinciso con l'ondata di immigrazione degli ultimi anni.
Quando mi è capitato di vedere i titoli di testa "La rivolta di Rosarno" l'8 gennaio 2010, ho immediatamente sentito di dover fare un film sulla esperienza degli immigrati in Italia. Ho deciso allora di passare l'estate del 2010 fra Rosarno e Foggia. Ho vissuto in baracche di cartone, in case abbandonate in modo da incontrare i partecipanti alla rivolta, sentire le loro storie e raccogliere le informazioni sulle loro vite. Così facendo ho avuto un accesso senza precedenti a storie e luoghi che non sono stati mai raccontati prima in un film.
Il primo risultato è stato il cortometraggio, A chjàna, che racconta la storia della comunità di immigrati nel momento della rivolta di Rosarno. Nello spirito della tradizione del neorealismo invece di attori professionisti, ho scelto un cast fatto interamente dalle persone che ho conosciuto vivendo in quella zona, e ho girato il film nei luoghi in cui le vicende narrate sono realmente accadute. Così è stato anche per Mediterranea, il mio primo lungometraggio. Il protagonista è anche in questo film, Koudous Seihon, un immigrato del Burkina Faso. Il film racconta la sua esperienza. Il viaggio attraverso il deserto, la traversata del Mediterraneo in un barcone, la sua vita in Italia, il suo rapporto con la comunità calabrese e infine le vicende prima e dopo la rivolta di Rosarno. Per preparare il film ho visitato il villaggio in Africa dove vive la sua famiglia, ho attraversato parte del deserto, ho visitato bordelli e centri di detenzione, insomma ho cercato di capire da vicino la drammatica esperienza della vita degli immigrati dal viaggio alla permanenza in un paese straniero. Questi sono anche i luoghi dove è stato girato il film, spesso con grandi difficoltà ma con l'intenzione di rendere al massimo la loro autenticità.
Mediterranea fa luce, in forma narrativa, su un fenomeno sociale e politico che è nuovo per l'Italia e che però riflette i grandi cambiamenti portati dalla globalizzazione della economia e dalle grandi migrazioni oggi nel mondo. I protagonisti del film vivono queste grandi trasformazioni sulla loro pelle, nella loro ordinaria vita quotidiana fatta di razzismo, oppressione e sfruttamento ma anche di ribellione, di solidarietà e di amicizia».
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